Syndone
Sono passati un paio d’anni da quando la prog-band torinese dei Syndone decise di tornare sulle scene, dopo diciotto anni di silenzio, con l’album “Melapesante”, ed il gruppo ha deciso che non era più il caso di far passare troppo tempo per realizzare un nuovo lavoro. La vena compositiva era troppo ricca di idee per non rimettersi al lavoro ed il risultato di questa intensa attività va al di là delle previsioni più rosee.
“La Bella è la Bestia” non solo non è il possibile, o ipotizzabile, ‘sequel’ dell’album precedente, ma rappresenta un radicale passo in avanti, un’evoluzione, logica per gli amanti del progressive, magari meno per chi questo genere lo conosce in modo più superficiale: nessuna politica dei piccoli passi, perché dopo un disco “di rientro”, che poteva anche essere considerato un test per la compattezza e la capacità espressiva della band, il passaggio successivo non poteva non essere che un concept-album, un lavoro ambizioso, complesso, che aveva bisogno di una base letteraria forte per poter esprimere al meglio le qualità del gruppo.
Tuttavia riprendere un capolavoro letterario e metterlo in musica presenta sempre alcune problematiche, che vanno necessariamente risolte prima di entrare in sala d’incisione. Fra le molte, quella più rilevante è certamente il tipo di lettura che si vuole dare dell’opera presa in considerazione: fedele all’originale, attualizzata, completamente stravolta, spostata nel futuro, insomma, un bel ventaglio di possibilità la cui scelta, ovviamente, va a determinare l’approccio strumentale e quello della scrittura dei testi.
Dal punto di vista del suono, i Syndone hanno deciso di rimanere fedeli alle strutture più classiche, quelle di settantiana memoria, per cui i passaggi strumentali si alternano alle parti cantate senza alcun problema di minutaggio. Infatti, ogni parte viene portata a termine sino a che non risulti completa, abbia un senso ed una collocazione precisa nel contesto della narrazione. Il suono che scaturisce dalle dodici tracce è a tratti sontuoso, quasi sinfonico, in altri momenti è più insinuante, quasi subdolo, in altri ancora si spinge verso i territori dell’hard-rock salvo poi tornare verso ambiti più classici.
Differente il discorso riguardante i testi, che intanto non si preoccupano di seguire una struttura precisa, per cui non ci sono, di fatto, strofe e ritornelli; ci si trova di fronte ad un cantato che si può definire “recitato”, in cui il peso e l’espressività delle parole hanno sicuramente più importanza rispetto alla loro armonia.
La musicalità invece è data dalla capacità di Riccardo Ruggeri di interpretare i vari personaggi della vicenda con i differenti timbri della voce, fatto che crea una dinamica vivace e movimentata nella narrazione stessa.
Inoltre, il linguaggio utilizzato non si giova sicuramente della sintesi con cui la musica attuale preferisce sviluppare i testi, ma abbonda di artifizi retorici, è dilatato ed esplicito, non va nella direzione di frasi criptiche, ma è ricco di metafore, iperboli, ed esprime una ricercatezza che, se per alcuni può sembrare, per così dire, fuori moda, per il gruppo è invece un metodo espressivo ricercato, voluto, parte integrante della composizione.
Un lavoro ‘teatrale’, quasi azzardato in tempi in cui la semplificazione del linguaggi e delle strutture musicali pare essere la chiave più diretta per accedere ad un ascolto attento e non superficiale; eppure i motivi di interesse, musicali e letterari, che suscita, possono essere molteplici, a patto che gli si dedichi la dovuta attenzione. Insomma, la musica “di sottofondo” lasciamola ai “lounge bar”…
01. Introitus
02. Il fiele e il limite
03. Rosa recisa
04. Complice carnefice
05. Piano prog impromptu
06. Tu non sei qui
07. Orribile mia forma
08. Mercanti di gioia
09. Bestia!
10. Ora respira
11. La ruota della fortuna
12. Canto della rosa
Nik Comoglio: acoustic piano, Rhodes piano, Hammond, Minimoog, distortion kbd, pipe organ, celesta, all keyboards, orchestration - Francesco Pinetti: vibraphone, marimba, timpani, glockenspiel, tubolar bells - Riccardo Ruggeri: vocals, lyrics - Ray Thomas: flute - Pino Li Trenta: drums - Federico Marchesano: bass - Umberto Clerici: cello - Heike Schuch: cello - Paola Perardi: cello - Claudia Ravetto: cello - Gomalan Brass Quintet: brass - Paolo Porta: alto sax - Marco Tardito: baritone sax - Turin Filarmonica Orchestra: orchestra - Luciano Condina: conductor