La Fame di Camilla
Le strade che portano ai “La Fame di Camilla” partono da luoghi lontani e vanno a destinazioni diverse ma con un sottofondo comune che, non ci sembra di esagerare, possiamo ricondurre a quel filone che ha spesso ispirato nuove rock band italiane, e cioè quella corrente rock, indie a volte psichedelica che tradisce un notevole ascolto dei Radiohead o dei Coldplay, senza tralasciare i nostri Afterhours, con cui tra l’altro hanno suonato l’estate scorsa. Nei loro testi non rinunciano all’esplorazione introspettiva e cantautorale, che pero nei ritornelli sfocia in distorsioni rock acerbe che sottolineano la forza a cui non vogliono rinunciare, tessendo una tela musicale che partendo da abissi rock si erge a cura della voce che, con un estensione indiscutibile, non rinuncia addirittura a dei falsetti che richiamano i gruppi psichedelici degli anni settanta. La band, composta da Ermal Meta (voce, chitarra, piano e campionamenti), Giovanni Colatorti (chitarre), Lele Diana (batteria) e Dino Rubini (basso), è nata nel 2007 in quella Puglia che da sempre ha regalato al repertorio musicale italiano nuova energia e ricchezza di ritmi, in un cocktail di tradizione e innovazione.
Il loro ultimo disco (omonimo) ha ricevuto un consenso di critica e pubblico che li ha visti premiati all’ultimo MEI. Ora si stanno lanciando all’ultimo Sanremo con il brano “Buio e luce” sulla scia del successo del loro primo riuscito lavoro.
Non si può non sottolineare l’anima rock melodica che indiscutibilmente traspare in brani come “Pensieri e forme” in cui si può sentire il sussurrare dei conterranei Negramaro.
La voce del cantante di origini albanesi Ermal (autore dei testi e della maggior parte delle musiche) dà il meglio di sè in pezzi in cui energia, speranza, storia e sogni si mescolano alle sonorità poetiche di un testo come “Storia di una favola”, in cui il falsetto è dotato di una forza espressiva e di un timbro molto personali che seppur debbano ancora crescere, non lasciano trasparire insicurezze.
Gli altri pezzi del disco si fanno apprezzare per il loro pop moderno e gradevole o per la delicatezza di una ballata come “Nuvole di miele”.
Non manca tra i pezzi del disco un omaggio diretto alle origini albanesi del cantante che, in “28-03-1997”, richiama alla memoria una data decisamente triste per il suo popolo, in cui 100 persone stipate in una carretta del mare morirono mentre cercavano di raggiungere le nostre coste (furono speronati da una nave militare italiana). Infine una nota sulle storie raccontate che non risultano mai banali e che trattano temi importanti come l’abbandono, la droga, il difficile rapporto padre-figlio, l’emigrazione e il ritorno.
In un’intervista Ermal ha sottolineato: “Scegliamo delle atmosfere e dei suoni freddi, tipici dell'Europa settentrionale, ma sono atmosfere che si riscaldano dal risultato finale della canzone. I testi vengono scritti con molta attenzione, per dare il giusto peso e il giusto significato a ciascuna parola.”
Quasi a chiudere un percorso che parte dall’Albania e lì ritorna, ecco che il disco si chiude con un brano tutto in lingua albanese “Ne doren tende” (Nel palmo della tua mano), che echeggia i sardi Tazenda anche nell’uso della voce, quasi a voler sottolineare che la musica, come ogni forma d’arte, non debba seguire logiche di mercato ma deve essere libera espressione di sentimenti, senza confini. Che non sia solo una speranza.
01. Globuli
02. Pensieri e forme
03. Storia di una favola
04. Come il sole a mezzanotte
05. Non amarmi così
06. 28-03-1997
07. Sperare
08. Nuvole di miele
09. Quello di cui non parli mai
10. 39
11. Piccole cose (che sai ignorare)
12. Ne doren tende
Bonus tracks edizione digitale
01. Il mostro
02. Diversi=diversi
Ermal Meta: voce, chitarra, piano,campionamenti Giovanni Colatorti: chitarre Dino Rubini: basso Lele Diana: batteria