Negramaro
Al
principio è Parlami d’amore: e chi si
aspettava un ritorno col botto dei Negramaro
dopo il grande successo di “Mentre tutto scorre” ha storto un po’ il naso per l’eccessiva
orecchiabilità del ritornello (troppo commerciale?). Poi è arrivato l’album e
ha rivelato che, a parte qualche incursione pop lontana dalle sonorità più arrabbiate
dei precedenti lavori (“000577” su tutti) la band salentina è ancora capace di
fare rock, e di riuscire a portarlo addirittura a San Siro.
Si
parte con la scossa di una chitarra elettrica nella traccia iniziale, La distrazione: la carica dei precedenti
lavori è tutta racchiusa in queste prime note. Incursioni elettroniche su un
pad di pianoforte caratterizzano Giuliano
poi sta male e il suo ritmo trascinantore, nonostante l’essenzialità di
base della melodia. Luci soffuse per Un
passo indietro, con una batteria a scandire i passaggi topici di un testo
che nella sua semplicità rasenta la poesia. La
finestra, nonostante dia il titolo all’intero album, è molto acida, è il
pezzo maggiormente dissimile dagli altri, più elettronico, almeno fino al
ritornello, dove ricompaiono prepotenti gli influssi alla Radiohead, che invece
nel complesso scarseggiano.
Si ritorna
alla quiete di Quel posto che non c’è,
un perfetto mix tra il pianoforte e gli archi del Solis String Quartet; ancora
archi per Neanche il mare, dal ritmo
incalzante e un finale inaspettato di filtri e distorsioni. Malinconia in Cade la pioggia, intarsiata nel finale
dal rap sussurrato di Lorenzo Cherubini.
Subito dopo Via le mani dagli occhi,
con l’incedere, fin dalle prime note, delle vibrazioni del basso, a sostenerne
il ritmo per tutta la durata. Ancora un altro lento con Una volta tanto (canzone per me), singolare scelta del cantante di
autodedicarsi versi quasi sussurrati su un tappeto di pianoforte e percussioni
appena accennate. Guizzo quasi in chiusura con Tu ricordati di me: l’incedere angoscioso di musica e parole che
quasi si accavallano con rabbia rafforza un testo che tratta un argomento così
delicato quale può essere il punto di vista di un ostaggio che sta per essere
giustiziato.
A conti
fatti un lavoro che, eccetto qualche variazione comunque sensibile, rimane un
disco dei Negramaro. Sentimentale e impegnato, ma senza esserlo troppo.
Certamente capace di suscitare ancora una volta emozioni. E non è poco.
01. La distrazione
02. Giuliano poi sta male
03. Parlami d’amore
04. Un passo indietro
05. L'immenso
06. La finestra
07. Quel posto che non c'è
08. Neanche il mare
09. E ruberò per te la Luna
10. Cade la pioggia (feat. Jovanotti)
11. Via le mani dagli occhi
12. Una volta tanto (Canzone per me)
13. Tu ricordati di me
14. È così
Giuliano Sangiorgi: testi, voce, chitarre e pianoforte
Emanuele Spedicato: chitarre
Ermanno Carlà: basso
Danilo Tasco: batteria
Andrea Mariano: pianoforte e sintetizzatori
Andrea De Rocco: campionatore
Solis String Quartet: archi
Lorenzo Cherubini: voce
Coro dell’Accademia di Santa Cecilia: voce