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Michele Mingrone

La grande notte

Ci sono un paio di aspetti della vita che certamente abbiamo riscontrato tutti: il primo è che le cose inaspettate o improvvisate sono quelle che spesso riescono meglio e il secondo è che, per ognuno di noi, certe ‘svolte’ personali e fondamentali non succedono “a comando”, ma solo quando arriva il momento giusto. Ebbene, anche per lo scrittore, autore e chitarrista fiorentino Michele Mingrone le cose saranno (probabilmente) andate più o meno in questa direzione. Infatti, un bel giorno prese atto che da un po’ di tempo gli ronzavano intorno una manciata di canzoni – che poi sarebbero state incluse nel debut-album La grande notte – ma qualcosa lo bloccava, non riusciva a convincersi che erano valide e pronte da proporre al pubblico e ha dovuto combattere con la sua coscienza. Poi qualcosa succede, arriva quel che dicevamo all’inizio, arriva il momento giusto, prende spazio una “liberatoria” dell’anima. E noi non possiamo far altro che ringraziarla. Il risultato è che Mingrone confeziona un disco altamente genuino e sincero, artigianalmente maturo e retrospettivo, anticipato dai singoli Figli del grano, Ombre dal mare e Castioglioncello, nei quali presenziano, rispettivamente, aspetti di hard-blues, combact-rock e folk-ballad in aere western. Quel che accomuna i tre brani citati sono forti tinte tematiche che denunciano pericolose guerre tra poveri, il mare come fonte di fascino ma anche di paure, timori, attese e speranze (spesso) vane e l’ammirazione per un paesino toscano che se ne infischia della seduzione del tempo che impone dei cambiamenti, rimanendo tale e quali nei secoli dei secoli. 

Ma più in generale è tutto l’album a puntare dritto verso testi di forte impatto sociale. Invettive precise le troviamo fin dalla prima traccia, Poteva essere più semplice che esplicita, con un rock oscuro, il forte disincanto per le continue promesse vane di Lor Signori per una vita migliorativa ed invece occorre, col dolore incorporato, restare indissolubilmente In cammino, cercando di non arrendersi alla coltre di polvere che sovrasta la storia (?) di oggi, similarmente ai giardini pensili di quella Babilonia fascinosa, ma che nasconde retrogusti amari. Il suddetto disincanto tiene però sempre banco con l’atmosfera eterea di Palazzo di vetro, che fa prendere coscienza di quanto siamo soggiogati e sfruttati dal Potere che ci conduce all’astenia reattiva. Lo strale narrativo di Michele non cede mai il passo a racconti mitigati e la profondità della sua voce recita, con assoluta pertinenza, il ruolo di araldo abrasivo, che sputa i suoi editti cantautorali a testa alta, senza remore e timori. Invece, per descrivere un’Italia omertosa di crimini irrisolti, estrae dal cilindro la dissacrante Chi illumina la grande notte, guarnita dall’iniziale spoken-word affidato all’ugola rosa di Caterina Scardillo. In chiusura, rende omaggio a Dolly Parton, coverizzando la sua Jolene, speziandola con venature grintose.

Con “La grande notte”, Michele Mingrone ha voluto evidenziare le incongruenze ed i mali che affliggono quest’epoca dispari, letalmente concorrenziale, conflittuale ed intrisa di proclami e promesse andate a vuoto, con le quali i Signori di Palazzo si assicurano  privilegi dorati e raggiri sottobanco, a discapito di un popolo consegnato volutamente all’ignoranza e al torpore analitico. Ma non tutto è perduto, il Nostro (anche chitarrista degli Scaramouche) ci invita e ci sprona, invoca uno spirito reattivo di popolo con accorato idealismo, senza  mai rassegnarci all’introvabile luce di speranza. Solo così tornerà l’orgoglio e la fierezza di non sentirsi più dei “vuoti a perdere”.   

 

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In dettaglio

  • Anno: 2023
  • Durata: 49:33
  • Etichetta: Vrec/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Poteva essere più semplice
02. Figli del grano
03. In cammino
04. Babilonia
05. Ombre dal mare (La tempesta perfetta)
06. Palazzo di vetro
07. Castiglioncello
08. Periferie
09. La peste scarlatta
10. Lunga è la notte
11. Chi illumina la grande notte
12. Jolene

Brani migliori

  1. Poteva essere semplice
  2. Ombre dal mare
  3. Palazzo di vetro

Musicisti

Michele Mingrone: voce, chitarra - Francesco “Fry” Moneti: violino, banjo, mandolino - Paolo Pocci: basso, chitarre, arrangiamenti - Michele Lombardi: chitarra - Diego Sapignoli: batteria, percussioni - Sara Vettori: basso - Elisa Barducci: voce - Caterina Scardillo: voce