Marcello Murru
Ci capita spesso di parlare di poesia in questi spazi e quando riappare sulle scene un artista come Marcello Murru non si può non ricadere in questo ambito: il suo universo ideale.
I precedenti lavori ce lo avevano già rivelato, ma questo La mia vita galleggia su un petalo di giglio è poesia pura e contemporaneamente inno alla poesia.
L’amore, l’amore con tutte le sue sfaccettature, si affaccia alle finestre tuffate sul mare di Sardegna di questo poeta della canzone; l’amore verso l’altro e verso gli altri, magari anche verso se stessi.
Non abbiamo a che fare con “...mi illumino d’immenso”, ma già il titolo dà prova di portata creativa e cieli poetici da esplorare.
La navigazione della vita, le avventure che offre il mare, le onde fluttuanti, il colore bianco del giglio talvolta simbolo di purezza come l’amore filiale cantato qua e là.
Si vola e si vagabonda, si esplorano mete sconosciute o volutamente dimenticate; si sentono i profumi dei luoghi e della gente, delle labbra, dei capelli e di tutto ciò che è memoria d’amore.
Perfino i suoi silenzi riescono ad essere musicali; mi piace ricordare (come si può leggere anche nel sito della sua casa discografica) cosa diceva vent’anni fa nel decennale della morte di Piero Ciampi: «Ai malati di poesia non serve un medico. La tua voce poco avvezza al bel canto vive sprofondata nella rabbia delle parole, vitali come le fregature del cuore».
Un disco intimo ma al tempo stesso aperto ai giudizi, alla critica, all’immaginario comune, al dramma ma anche al sorriso (Vatti a cercare), benché spesso amaro, su ciò che è stato e non ritorna, su ciò che si è perso (Buonasera, sono tornato - Voglio sparire – Torna presto).
A dare un modulazione particolare ad ogni nota ci si mette la sua particolarissima voce roca, inconfondibile quanto sincera, anche nel parlato presente nei vecchi lavori come in questo.
Molti frammenti di questo puzzle costruito con maestria traspirano di malinconia, ma anche di profonda fede: fede come fiducia verso le persone, fede come tenacia.
E poi ancora le chitarre, le melodie nostalgiche delle Danzatrici ioniche, o il canto di un uomo del sud (Il mio sud), sempre vicino alle immagini evocative della sua terra e mai Lontano”.
Non era proprio Facile di questi tempi imbattersi in un lavoro che, per quanto non mostri particolari novità musicali, è sempre più forma di ricercatezza, di nobilitazione lessicale, non fine a se stessa ma traccia di un universo poetico che manca ormai in un’epoca in cui le parole vengono storpiate dal linguaggio multimediale ed “essemmesco”.
01. Buonasera, sono tornato
02. Il mio sud
03. Voglio sparire
04. In cerca d’amore
05. Lontano
06. Vatti a cercare
07. Facile di questi tempi
08. Torna presto
09. Danzatrici ioniche
10. Dove il giorno finisce
Marcello Murru: voce
Alessandro Gwis: pianoforte
Pierre Mingotti: basso
Riccardo Manzi: chitarra acustica ed elettrica
Marco Sabiu: programmazione computer, pianoforte, tastiere
Mauro Campobasso: chitarra elettrica
Francesco Ceccarelli: chitarra elettrica