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Marco Parente

La Riproduzione dei Fiori

Marco Parente è un musicista dalla personalità spiccata, spesso considerato scontroso sul piano artistico, dato che è abituato ad andare per la propria strada senza particolari compiacenze. Anche per questa ragione, non ha ancora ottenuto un riconoscimento davvero importante, nonostante sia sulla scena da tempo. Sono infatti ormai lontani gli anni ‘90, gli inizi come batterista di Otto’p’notri e C.S.I., e le prime prove a proprio nome per il Consorzio Produttori Indipendenti: da allora Parente ha pubblicato vari dischi, fino a Neve Ridens (2005, 2006), progetto in due capitoli, in alcuni momenti per nulla accomodanti, che hanno contribuito a  posizionarlo ulteriormente come artista di nicchia, capace di gestire i rischi della sperimentazione ma ostico. Indie ma forse un po’ troppo inquieto, cantautore ma forse un pò troppo inafferrabile, bravo ma forse un po’ troppo in grado di “impugnare la contraddizione e la poesia”.

Il suo ultimo lavoro, La Riproduzione dei Fiori, è pubblicato da Woland (etichetta che lo stesso musicista ha recentemente fondato con il benemerito intento di realizzare una struttura dove fare ricerca senza vincoli o dipendenze), e nasce dopo alcuni anni dedicati a collaborazioni, progetti paralleli, incontri, e dialoghi con altri mondi, come poesia, reading, teatro.

Con alle spalle un lungo lavoro sui brani del disco, realizzato anche attraverso lo spettacolo teatrale Il Diavolaccio, portato in tour con successo tra 2009 e 2010, Parente propone undici canzoni sottili, che si svelano lentamente, indipendenti ma fortemente connesse tra loro, soprattutto grazie all’atmosfera generale che permea l’intero progetto: un’atmosfera essenziale, dotata di grande leggerezza sonora, raggiunta grazie ad uno sforzo profondo di scavo e di cesello, che cerca la bellezza attraverso la rarefazione, svuotando e riducendo. Certe complessità sperimentali delle ultime uscite sono abbandonate, a favore di uno sforzo di comunicazione, il suono è sottile ma solido, l’approccio positivo, anche se in alcuni momenti sembra che sull’emozione prevalga la testa, e sul calore una costruzione geometrica ed un rigore quasi minimalista. 

I brani migliori sono le ballate ipnotiche e circolari in cui la voce fragile e sussurrata di Parente sfiora l’intimità, scivolando su un tappeto etereo di chitarre e piano, come ne Il Diavolaccio, La Riproduzione dei Fiori, Il Diavolo al Mercato e nella conclusiva Dare Avere. Momenti che flirtano con il rock sono invece l’attacco elettrico e dylaniano di C’era una stessa volta, La grande vacanza,  il cui incalzare risuona di Radiohead, o addirittura la citazione degli Stones di Sympathy for the Devil in L’Omino Patologico. Commovente è Sempre, delicata ballad il cui arrangiamento per archi porta la firma di quel Robert Kirby, recentemente scomparso, che fu compagno di università ed arrangiatore di Nick Drake.

Al di là della loro apparente semplicità e trasparenza, le canzoni del disco contengono qualcosa di indefinito e di sfuggente, qualcosa di turbativo, che rimanda in parte al cantato dell’autore e in parte ad un senso generale di distanza, che fa sfuggire il senso ultimo di ogni canzone non appena sembri di averlo colto. E questo è un pregio non da poco che caratterizza Marco Parente. Piaccia o meno la sua musica.

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In dettaglio

  • Anno: 2011
  • Durata: 43:54
  • Etichetta: Woland

Elenco delle tracce

01. Il diavolaccio

02. La riproduzione dei fiori

03. C'era una stessa volta

04. Sempre

05. La grande vacanza

06. Bad man

07. L'omino patologico

08. Il diavolo al mercato

09. Dj J

10. Shakera Bei

11. Dare avere

Brani migliori

  1. Il diavolaccio
  2. La grande vacanza
  3. Dare avere

Musicisti

Andrea Allulli: pianoforte, cori, trattamenti Andrea Angelucci: basso Emanuele Maniscalco: batteria Asso Stefana: chitarre Vincenzo Vasi: theremin e vibrafono Robert Kirby: arrangiamento archi in 04 Claudio Tosi: coro in 10 Alessandro Fiori: voce in 07 Jeppe Catalano: batteria in 09