Yo Yo Mundi
Lo ammetto, ho una vita di privilegi perché conosco gente che scrive cose e canta cose e racconta e disegna e cammina e sono amici miei e posso misurare i miei passi e i loro. Dovrei recensire l'ultimo disco degli Yo Yo Mundi ma non riesco a fare il mestiere e a starmene lì a prendere appunti all'ascolto. Piuttosto passo e ripasso sulle canzoni e me le metto nelle cuffie e esco nella notte svuotata da tutto ma tranne che dalla mia ombra e insisto e prendo appunti e fotografo e ancora sogno che mi tornerà la voce in gola per raccontarvi questi passi lunari nelle notti di coprifuoco. E questo ultimo disco degli Yo Yo è la mia colonna sonora di queste notti sospese, tese, arrese. Spinoza diceva "deus sive natura" ma gli Yo Yo mi hanno convinto che è piuttosto la natura a essere così complessa nella sua possibilità infinita da potersi permettere anche il lusso dell'ipotesi di dio, e la natura sono cose infinitesime a cui prestare enorme attenzione, come un Fabre perduto a misurare il volo di una vespa muratore prendendo appunti nel suo giardino. Gli Yo Yo hanno il vizio maledetto di condannarti alla nostalgia di quando si facevano dischi così. Anche così.
La rivoluzione del battito di ciglia è il diciannovesimo album della band piemontese che, continuando a dare i numeri, ha compiuto il suo trentunesimo anno di età mostrandosi nella sua splendida maturità espressiva. Perché possiamo ben dire che eravamo fiduciosi che anche questo fosse un disco da ascoltare con attenzione ma il risultato finale ci ha lasciati a fare i conti con lo stupore. Un disco che corre su un filo armonico, non si può definire un concept ma evidentemente da un brano all’altro si rinnova il patto degli Yo Yo Mundi con la loro poetica e le tematiche ma in una maniera forse maggiormente affinata dall’esperienza o dall’urgenza di voler dire mentre ogni voce va tacendo.
Ma tutto è chiaro già dal brano d’apertura, una sorta di manifesto che ribadisce la grande attenzione per le piccole cose, anche quelle che si celano. Ovunque si nasconda è un brano destinato a piazzarsi nelle scalette dei concerti da qui a sempre, magari impreziosito dagli archi come nel disco. Ma anche Fosbury, il pezzo dedicato all’inventore dell’omonima tecnica atletica per il salto in alto, in contrapposizione a quella che il mio insegnante delle medie, un residuato di Salò che ci gridava di mostrare ardimento nei nostri esercizi, chiamava “tecnica a scavalcamento”. Il mio professore prediligeva la tecnica tradizionale perché lui e la sua memoria nera vedevano nel sogno di quel salto di schiena qualcosa di prepotentemente rivoluzionario e inorridivano. Una rivoluzione giocata sospesi tra l’assicella e il tonfo a seguire nei materassi. E da una storia all’altra, da un brano all’altro, arriviamo a Il silenzio che si sente, forse la mia preferita del disco, in cui si fa i conti con l’orrore delle guerre tutte e la distruzione e la perdita e il dolore e il prezzo pagato sempre dai più indifesi. Chiudiamo citando VCR, una ballata resistenziale su tutte le valli che non cedono e in questo pezzo c’è anche il regalo di un ospite come Marino Severini dei Gang che quando c’è da stringere i denti e lottare non si tira certo indietro.
Insomma un gran disco per una delle band più importanti e seminali del panorama musicale italiano di qualità degli ultimi trent’anni.
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01. Ovunque si nasconda
02. Fosbury
03. Spaesamento
04. Il respiro dell'universo
05. Il paradiso degli acini d’uva
06. Bacio sospeso
07. Il silenzio che si sente
08. Lettera alla notte
09. Ninna nanna del filo
10. VCR
11. Umbratile
Paolo Enrico Archetti Maestri: chitarre elettriche, chitarre acustiche, voce
Eugenio Merico: batteria, percussioni
Andrea Cavalieri: basso elettrico, contrabbasso, voce
Chiara Giacobbe: arrangiamento d'archi, violino, voce
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Con la partecipazione nell’album di:
Daniela Tusa: voce
Dario Mecca Aleina: sintetizzatore, tastiere, percussioni
Fabio Martino: fisarmonica
Fabrizio Barale: chitarra elettrica
Simone Lombardo: cornamusa, ghironda, flauti
Andrea Calvo: pianoforte
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Ospiti del disco:
Marino Severini: voce
Giorgio Li Calzi: flicorno
Maurizio Camardi: duduk, sassofono
Alan Brunetta: marimba, batteria, percussioni
Gianluca Vaccarino: chitarra elettrica
Donatella Figus: voce
Alice Cavalieri: voce
Gianluca Magnani: ocarina bassa