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Orchestra del Rumore Ordinato

La Terra

Fu un incontro molto felice quello che avemmo con i ragazzi dell’Orchestra del Rumore Ordinato (OdRO) nel 2009, immediatamente a valle della pubblicazione del loro esordio Mestierante, uno dei  migliori debutti dell’anno (almeno a parere di chi scrive).

Il gruppo chiarì che il lavoro era l’inizio di una trilogia; l’avvio fu un disco composto tra le mura di casa, il sequel avrebbe portato fuori, sulla strada, lasciando in sospeso il “luogo” - virtuale o meno – del terzo lavoro. Molto ottimisticamente i ragazzi ci dissero che la seconda puntata sarebbe uscita nel 2010 inoltrato.

Con un paio d’anni di ritardo arriva La Terra e c’è da riconoscere che il tempo non è trascorso invano. Le coordinate generali dell’arte di questo combo toscano sono integralmente confermate in tutto ciò che di positivo il primo disco aveva messo in evidenza.
Con la capacità di navigare tra diversi  generi, per esempio, (blues, rock, jazz clubbing, canzone d’autore, perfino grunge, psycho e desert), costruendo i brani accendendo un focus su armonia e ritmica più che su melodia, con l’effetto di compattezza che ne consegue.

E sempre rimanendo nella disamina strutturale dei brani, all’interno dello stesso brano si possono trovare fasi alternate non banali; strofe e ritornelli giocati spesso su piani diversi, modulati su cui si innestano riferimenti multidisciplinari, dal cinema alla letteratura indipendenti. Se entriamo invece ad analizzare i testi, ci si imbatte con una forte capacità simbolica a ritrarre situazioni e personaggi in chiave da dropout visionari e un senso del concept che lega episodi e ritratti in un mosaico organico.
Il tutto senza dimenticare che in tutto il disco è presente un’ironia di fondo espressa anche dai cosiddetti “rumori ordinati”, generati da suoni inattesi usati con parsimonia, mentre per la parte strettamente più musicale quel che salta di più all’occhio/orecchio è un dualismo voce e chitarra che operano in staffetta continua, come se fossero un soggetto unico.
La miscela è davvero originale e denota un approccio pensato e sentito al tempo stesso, in grado di reggere senza sfilacciamenti  i contributi di diversi ospiti (si veda la lista allegata al riguardo) che si cementano bene attorno ad un’idea di fondo.

Michele Scerra (qui a sinistra nella foto), Mike Ballini (a destra) e Angelo Crocamo (al basso, poco più sotto) coniugano Litfiba e Waits, Fellini e Bukowski, Tenco e Bennato, Hendrix (senza esagerare però) e Chicago, in un impasto multicolore da vero e proprio “rock da autore”. Enumerare i brani che ci paiono più riusciti sarebbe tedioso, ma qualche citazione è inevitabile. L’incipit di Un cuore senza gambe è paradigmatico per la copresenza di molti degli ingredienti tipici dell’arte OdRO; musica swing da telefilm, testi “obliqui”, situazioni da loser vissute però con un certo disincanto, contrappunto voce e chitarra (che è la seconda voce), staffette tra generi (rock, swing, clubbing,…), strofe e ritornelli giocate su basi diverse, vivacità armonica. 
Oppure l’omaggio a Fellini de Il circo Gelsomino, con un ¾ surreale che descrive l’incoerenza tra una reazione dichiarata al destino e una realtà allo stesso abbandonata; un bel brano in cui merita di essere sottolineata anche l’attenzione ai timbri manifestata dall’uso del bandoneon suonato da Francesco Furlanich e dall’ottetto di fiati che completano la palette dei colori.

La murder song Incidente su una strada d montagna, invece, aggiunge la capacità di lavoro sul riff e sugli special, in un elastico che vede Mike in forma, davvero espressivo senza sbrodolarsi in inutili cavalcate acrobatiche; il testo appare spaiato ritmicamente rispetto alla metrica musicale ma l’effetto non è di precarietà. I due piani infatti si rincorrono e danno dinamica verso un finale a sorpresa che lascia solidali con la protagonista. Un’ultima citazione la dedichiamo Al bancone del bar, che ci regala un momento disincantato da canzone jazzy italiana in stile anni ’40.
Non abbiamo dubbi, gran bel disco di un gruppo da conoscere assolutamente. L’unico problema è dover aspettare altri due o tre anni per attendere la conclusione di questa trilogia annunciata.
Nel frattempo comunque godetevi  questo lavoro ed andate anche a recuperare quello precedente, non sarà tempo perso.

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Orchestra del Rumore Ordinato  
  • Anno: 2012
  • Durata: 59:45
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Un cuore senza gambe

02. L’istinto della terra

03. Alla luce della luna

04- Capitan Morgan

05. Il circo Gelsomino          

06. Incidente su una strada di montagna (e dintorni)

07. Al bancone del bar

08. Naufraghi

09. Padiglione VI

10. Insania

11. Camionale

12. Commiato blues


Brani migliori

  1. L’istinto della terra
  2. Il circo Gelsomino
  3. Incidente su una strada di montagna (e dintorni)

Musicisti

Michele Scerra: Voce, chitarra acustica, hammond, synth - Mike Ballini: Chitarre elettriche, acustiche, noise e feeedback - Angelo Crocamo: Basso elettrico, synth                       Ospiti: Gianfilippo Boni: piano, organo, synth e programmazioni (3,5,7,9,10) - Gianmarco Colzi: batteria (2,4,10,12) - Andrea Brogi: batteria (1,3,5,6,7,8,11) - Gianluca Baroncelli: sassofoni (1,4,7) - Francesco Furlanich: bandoneon (5) - Claudio Ascoli: voce recitante (10) - Max La Rocca: voce (8) - Andrea Parodi: voce (8) - John Strada: voce (8) - Giulia Millanta: voce (8) - Antonio Masoni: pianoforte (8) - Davide Fensi e Ottetto di fiati (5)