Beppe Carletti
«Questo è un progetto che coltivavo da tempo un sogno maturato e cresciuto, durante questi lunghi anni di vita e di musica, lungo le strade del mondo. Composizioni che rivelano una parte di me stesso nascosta e sconosciuta. In questo lavoro infatti escono allo scoperto emozioni, fragilità, sentimenti e pensieri, che appartengono all'altra metà della mia anima. Un album che fotografa i momenti importanti della mia esistenza: la nascita dei miei figli e dei miei nipoti, la morte di Augusto, un tramonto su una spiaggia, il sorriso di un bambino, il respiro del vento e l'odore della pioggia, o semplicemente la consapevolezza e la gioia di essere vivo. Composizioni che sono fotografie di attimi rubati alla vita e che non potevo che riempire di note».
Questo si legge tra le pagine del libretto interno del disco e L’altra metà dell’anima sembra aver centrato il suo obiettivo: appena si schiaccia play, si percepisce la sensazione di essere salito su un carretto di campagna, attraverso prati di fiori, pieni di profumi, teneramente avvolgenti in ogni momento della passeggiata bucolica. Non sei da solo, ti accorgi di essere accompagnato da una ridda di gente, chi col fazzoletto al collo, chi con un sorriso allegro disegnato sulle guance paffute, chi con in braccio un coniglio, quasi fosse suo figlio. E poi, sembra di viaggiare sulle scene di una pellicola, a cavallo tra riprese nordiche oppure su un purosangue, quasi a ripercorrere gli stessi tracciati musicali del grande Ennio Morricone o del non meno illustre Nino Rota.
I leggeri tocchi sui tasti delle tastiere lasciano intravvedere un Beppe Carletti in flashback sulla sua vita, i suoi anni passati, le sue speranze, i suoi successi, la sua famiglia, il dolore per partenza dei più cari amici, la sofferenza e la rinascita, la scoperta e il rinnovamento costante. Ecco, questo è il sapore che si porta dietro il primo lavoro da solista del leader dei Nomadi in un disco esclusivamente musicale, proprio in un periodo storico in cui anche il gruppo ha da poco perso la sua voce (Danilo Sacco) acquisendone una nuova, Cristiano Turato.
L'album, stampato in poco più di tremila copie, è stato pensato da Carletti come un metodo per esprimere i propri pensieri e i propri sentimenti, discostandosi per una volta dal suo storico gruppo. I pezzi, scritti dal solo Carletti (tranne il primo, scritto con la figlia Elena), sono suonati interamente da lui, ma partecipano anche la cantante thailandese May come voce narrante e Alessandra Ferrari come cantante.
Non è importante sottolineare se di questo disco ce ne fosse la necessità o meno, ma è indispensabile considerare che quando un’anima sente il desiderio di esprimersi non deve avere paura di somigliare a se stessa, ma magari discostarsi da quella a cui gli altri vogliono che assomigli; deve sprigionarsi e talvolta rischiare di sembrare pure banale, fedele a se stessa, in questo caso all’amore per la musica che si sente dentro il proprio Porto sepolto, come ci ha insegnato a naufragare Ungaretti: la poesia nasce dal riconoscimento di un mistero o rappresenta lo sbocco di un sofferto itinerario di ricerca della verità; ma di questa verità, racchiusa all’interno dell’uomo, si riesce a cogliere un’eco appena («quel nulla / d’inesauribile segreto»).
01. Miles away
02. Madre terra
03. Tema per un addio
04. Anomalo giallo
05. Pensiero d'autunno
06. Una dolce emozione
07. Per te
08. Dentro l'anima
09. Arcobaleno
10. Tre rose
11. Valzerino
12. Sospensione
13. La mia strada
Beppe Carletti: tastiere May: voce narrante Alessandra Ferrari: voce