ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Mango

L'amore è invisibile

Siamo franchi: dinnanzi a un disco di cover affiora la tentazione di pensare sia frutto del modo più “economico” (in fatto di tempo) per pubblicare album richiesti da contratto. Nel caso specifico, ad ogni modo, siamo davanti ad un artista che non deve dimostrare più niente come autore, ma può  togliersi lo sfizio di misurarsi con brani altrui e sfoggiare una volta in più le sue capacità di arrangiatore e interprete versatile, realizzando con un secondo capitolo (dopo Acchiappanuvole, 2008), un progetto/sogno cullato fin da giovane.

L’album comprende anche tre inediti, la title-track, classica ballata d’amore immaginifica in bilico tra cantautorato e immediatezza pop-rock con voce soul vibrante, e due brani scritti con Pasquale Panella, Ragazze delle canzoni, sinuosa canzone “scalza” folk-world, colorata dei consueti acuti cristallini da usignolo, e Fiore bel fiore, carezzevole e morbido esempio di cantautorato pop-soul, che però non risulta particolarmente incisiva od originale, nonostante il ricamo di virtuosismi limpidissimi.

Notevole l’irriconoscibile Heroes, soprattutto nell’avvio minimale in cui riecheggia un pianoforte commosso e d’atmosfera o nelle pause con synths sognanti; questa cover è stata realizzata sulla scorta della versione dell’amato Peter Gabriel e mette in bell’evidenza il lato più sperimentale della musica di Mango, le sue potenzialità cinematiche, nonché la volontà inesausta del cantautore di sperimentare nuove alchimie sonore e mettersi alla prova. Altrettanto cinematica appare la diafana e raffinatissima versione di One, dai suoni essenziali, trapunti di fremiti dubstep: è una cover sorprendente di grande qualità e dal meritevole sound esterofilo; d’altronde quanto più Mango si allontana dagli stereotipi del singolo pop potente, tanto più rivela il suo talento. Ciò vale anche per un brano dalla calda semplicità folk e dal profumo etnico come il duetto con Maria Giovanna Cherchi, Non potho riposare, soprattutto nella prima parte, che precede gli archi sintetici, pur poetici.

Impetuosa è la rinnovata Una giornata uggiosa, mentre Get Back appare trascinante con la frenetica batteria in evidenza del figlio maggiore di Pino, Filippo Mango, eppure sembra perdere il suo gusto blues a favore di suoni un po’ eccessivamente anni ’90 per chitarre, volumi, ecc. La giovanissima figlia minore, Angelina, appare a tratti un po’ intimidita dall’autorità paterna nel duetto sulle note di questo pezzo, ma nei gruppi in cui ha cominciato a muovere i primi passi da cantante con Filippo (i Black Lake e Il ruggito del coniglio) sfoggia un’interessante voce pop-soul, precisa e con un bel timbro (buon sangue paterno e materno – Laura Valente, già voce dei Matia Bazar – non mente!).

Amore che vieni, amore che vai prende un coinvolgente e luminoso passo reggae, un sapido fascino eclettico-world, ma anche un respiro maestoso nell’orchestrazione; l’interpretazione, intensa (fino ad acmi da brividi) e leggera al contempo, contribuisce a reinventare il brano.

Fields of Gold intreccia molteplici trame vocali a cappella, di pregevole qualità, ma un po’ leziose, con il rischio di risultare stucchevoli, e il breve inserto di chitarra elettrica di Carlo De Bei, ancora molto anni ’90, non migliora la canzone; non del tutto convincente anche l’accelerazione folk-pop impressa alle strofe della delicata Scrivimi di Nino Bonocore, che però ha il merito di ricordare una piccola perla dimenticata in una scelta non banale. Apprezzabile, tra le altre, anche l’opzione a favore di una cover de L’immenso di Amedeo Minghi, efficace soprattutto nei momenti più rarefatti, eleganti e lattescenti. Altra scelta ben poco scontata è quella dell’onirica e struggente Canzone di Don Backy, riproposta tra ispirazione 60’s e più in particolare energie blues-rock. Gustosa la rivisitazione quasi in chiave r’n’b/dubstep di A me me piace ‘o blues di Pino Daniele.

Il disco è presentato come “un altro capitolo di ricerca”, ovviamente della bellezza, e nella musica di Mango essa risiede nella pasta della sua voce, nella variabilità dei suoni, nella sofisticata, ma anche minimale cura degli arrangiamenti, fino alla sorgente della più pura meraviglia.



0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Mango, Rocco Petruzzi, Carlo De Bei
  • Anno: 2014
  • Durata: 52:54
  • Etichetta: Sony Music

Elenco delle tracce

1. L'amore è invisibile
2. Una giornata uggiosa
3. Amore che vieni amore che vai
4. Fields of gold
5. Scrivimi
6. Non potho reposare
7. Get Back
8. Ragazze delle canzoni
9. L'immenso
10. Canzone
11. Fiore bel fiore
12. A me me piace 'o blues
13. One
14. Heroes

Brani migliori

  1. One
  2. Amore che vieni amore che vai
  3. Canzone

Musicisti

Mango: voce, cori, pianoforte  -  Rocco Petruzzi: tastiere e programmazione  -  Carlo De Bei: chitarre, cori  -  Nello Giudice: basso  -  Paolo Costa: basso in 01, 03, 08 e 11  -  Giancarlo Ippolito: batteria  -  Filippo Mango: batteria  in 07  -  Laura Valente: cori  -  Angelina Mango: cori, voce in 07  -  Maria Giovanna Cherchi: voce in 06  -  Ensemble Symphony Orchestra diretta da Pasquale Laino e registrata presso gli Studi Officine Meccaniche (MI): orchestra  -  Lorenzo Cazzaniga: missaggio