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Gabriele Priolo

L'amore giallo

Nel 1874 Modest Mussorgskij compose un’opera destinata ad avere un grande successo, Quadri di un’esposizione, scritta per pianoforte solo, in cui intendeva rappresentare una mostra di dipinti del pittore Viktor Hartmann. La suite era costituita da quindici brani e voleva suscitare nell’ascoltatore le sensazioni legate alla visita ad una galleria d’arte in cui erano esposti differenti soggetti, che evocavano sentimenti contrastanti, descrivendo nel contempo il movimento dell’osservatore dall’uno all’altro quadro. Questo illustre precedente dimostra come un compositore o musicista possa lasciarsi affascinare dal mondo della pittura, al punto da farne il soggetto di un intero lavoro.

È il caso di L’amore giallo, il quarto disco di Gabriele Priolo di recente pubblicazione. Dietro tale enigmatico titolo non si cela una serie di riflessioni sulle varie declinazioni e sfaccettature di un sentimento, bensì un concept album dedicato allo zio pittore “in seconda” Gigi Comolli e al suo universo artistico e personale. Il full-length esce a distanza di un anno dal precedente La prigione dei pupazzi e, come lo stesso cantautore ha spiegato, gli otto brani che lo compongono sono stati scritti in soli due mesi, tra gennaio e marzo 2023, un periodo limitato ma estremamente intenso, durante il quale egli ha praticamente “sospeso la vita” per immergersi nel mondo del parente artista.

Quella di Comolli (1893-1976) è per il songwriter genovese una figura “mitica”, che lo ha sempre affascinato in qualità di “nume tutelare” della sua famiglia. Lo stimolo per riscoprirne ed approfondirne la biografia e l’opera è nato l’estate scorsa, quando Priolo si è ritrovato tra le mani il catalogo dell’ultima mostra dedicata al pittore, risalente al 2002. Comolli fu prevalentemente un paesaggista, ma si dedicò anche ai ritratti e alle nature morte; era apprezzato dai collezionisti meneghini soprattutto per le sue qualità di interprete di luoghi della quieta campagna lombarda, del Novarese, del lago Maggiore e del Ticino. Molti dei suoi dipinti sono attualmente esposti in varie gallerie milanesi. Era anche un personaggio integerrimo, che durante l’epoca fascista attuò una sorta di “resistenza esistenziale”, rifugiandosi nei colori, nella luce e nella natura, vale a dire adottando uno stile ottocentesco per contrapporsi alle storture della contemporaneità. Mettendo la propria coerenza al di sopra di tutto, rifiutò inoltre – per non piegare la propria arte a fini commerciali - di illustrare per conto della Coca-Cola le Olimpiadi del 1960 e si oppose alla realizzazione di un servizio della TV svizzera sulla propria attività con la voce recitante di Giorgio Albertazzi.

Non è la prima volta che Priolo subisce la fascinazione dell’universo pittorico, come dimostrano le copertine dei suoi ultimi dischi. Sulla cover di Occidente (2015) era infatti rappresentato il quadro di Edvard Munch “Sera sul viale Karl Johan”, mentre l’artwork de La prigione dei pupazzi rimandava a suggestioni cubiste e costruttiviste. Il nuovo concept vuole invece essere, come ha dichiarato l’autore, “un album di colori in tubetti sulla tela di un pittore globetrotter”. Le otto tracce sono, dunque, altrettanti “quadri di un’esposizione”, raffigurazioni in cui protagonista è Comolli stesso insieme a vari personaggi e luoghi a lui legati. Per comprendere appieno il loro significato – forse non fino in fondo, perché intricati sono i giochi di parole e di allusioni in esse contenuti – è necessario un ascolto attento, magari con le liriche sotto mano, per ripercorrere la parabola esistenziale ed artistica del pittore milanese. Gli arrangiamenti, essenziali ma raffinati, sono per lo più basati su voce e chitarra nella maggior parte dei brani e mettono in primo piano i testi, complessi, densi e narrativi, per dare vita a ciò che Priolo ha definito non “canzone d’autore” ma “canzone d’arte”.

L’opener porta il nome del protagonista, Gigi: egli si presenta come uno che crede “al dio dei quadri/e alle case patrizie di Brianza” e, pur essendo nativo di Milano, con un padre “buono che compra coloniali” e una madre “in via Torino, un po’ più in là” che “serve in drogheria e in salotto, i pasticcini/a pittori, medici, poeti”, trova conforto, nel suo ricorrente desiderio di fuga dal caos metropolitano, in campagna, magari a Oleggio, che “sa di trote, di uova buone all’ottone” e dove si trova la sua bella “Gina dolce con le gambe da cabaret”. L’ironia serpeggia lungo tutto il brano, tra citazioni di proverbi dialettali (“chi vòlta el cuu a Milan, lo vòlta al pan/chi gh’ha la dònna bella, l’è minga sua”) e cenni ai propri studi presso l’Accademia di Brera.

Il gusto di Comolli (qui in suo autoritratto) per il viaggio e per la pittura en plein air viene raccontato in Globetrotter, mentre L’Usellin non è dedicata a un volatile (anche se gioca con questo doppio senso) bensì all’amico e collega Gianfilippo Usellini, noto per la sua scuola di affresco tenuta negli anni Sessanta ad Arcumeggia, in provincia di Varese. In questo brano sono presenti numerosi riferimenti al mondo pittorico (Il ritorno dell’emigrante dello stesso Usellini e poi Niccolò da Tolentino, Mantegna, Masaccio, la Pietà Rondanini di Michelangelo, Boccioni e la sua Città che sale, Kandinskij e molti altri) ma spesso le citazioni hanno un intento dissacrante: il veneziano Vittore Carpaccio diventa, infatti, “sangue che ci puccio il pane”. Nomen omen anche per Gianfilippo, però: insaziabile è infatti la sua passione per il gentil sesso e allusioni più o meno esplicite a ciò sono disseminate lungo il testo. L’interesse del cantautore, che è anche docente di lettere, per la letteratura antica - già manifestato nell’album precedente - ritorna in La potenza di febbraio, adattamento di una lirica del poeta medievale Folgore da San Gimignano. Un autentico quadro sotto forma di canzone è poi I funerali dell’anarchico Galli, che prende il nome dal dipinto di Carlo Carrà dedicato ad un fatto risalente al 1904: un anarchico venne ucciso durante uno sciopero generale e le sue esequie si trasformarono in uno scontro tra i dimostranti e le guardie a cavallo, che intervennero con violenza. L’evento viene qui rievocato in modo disilluso e malinconico da un militante, che rivolgendosi alla sua amata descrive “il vortice infernale di furia-polizia” mentre le bandiere rosso-nere sventolano nella piazza. L’opera di Carrà è considerata il miglior esempio del suo periodo futurista, e infatti veicola in modo efficace – come commenta l’io lirico - “l’anima pulsante del futuro” che “sta nella folla accesa di botte e di nitriti”. Anche qui non mancano le citazioni relative alla storia dell’arte (Fiumana e Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, la volumetria cubista e la metafisica). Dal punto di vista musicale il pezzo si distacca dagli altri poiché la voce è accompagnata dal solo pianoforte, creando un’atmosfera commossa e partecipe del dramma delle vittime della brutalità dei militari.
Il brano forse più peculiare è la penultima traccia, Mostre: il testo è costituito unicamente dai nomi e dagli indirizzi delle gallerie in cui Comolli espose le sue opere, in ordine cronologico, dalla prima Biennale di Roma del 1920-’21 fino all’ultima, che ebbe luogo ad Arona nel 1976, anno della sua morte.

Il disco si chiude con una dichiarazione d’intenti dell’artista stesso, chiudendo idealmente il cerchio narrativo: Pensiero sulla pittura contiene una serie di riflessioni sulla Weltanschauung e sulla concezione del proprio lavoro del pittore milanese, come questa:
Ho cercato di spogliarmi dalle tracce di convenzionalismo
che credevo di notare in certi quadri
sia nella concezione, sia nella tecnica,
per arrivare alla piena gioia del sole, dell’aria, del cielo,
che sentivo nel momento in cui dipingevo
.

L’amore giallo è un album che mi ha colto di sorpresa… come un figlio non cercato che però, poi, si ama di un amore infinito”. Così Gabriele Priolo si è espresso nei confronti del proprio lavoro, aggiungendo che lo considera un punto d’arrivo della propria carriera, il proprio capolavoro. Si tratta, indubbiamente, di un disco ambizioso, che si configura come un’autentica e ideale “galleria” espositiva in cui emerge lo spirito di Comolli, personaggio sensibile ma anche ironico, che sapeva apprezzare i piaceri della vita e al tempo stesso dimostrava il proprio impegno civile nel modo più consono ad un cultore dell’arte, cioè scegliendo cosa dipingere e come rappresentare la realtà senza scendere a patti con l’ordine costituito. Ancora una volta, con le sue composizioni, il cantautore genovese ha espresso un giudizio, sia pure in modo indiretto, sulla contemporaneità in modo spiccatamente personale, “atemporale” e con modalità inedite. Per dirla con le parole del prozio pittore, con “L’amore giallo” egli ha inteso “abbandonare quei dogmi che sono al di sopra di ogni tempo e di ogni scuola” per esprimere “il senso pieno di questo scorcio di paese”, con le sue bellezze e le sue contraddizioni.

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Gabriele Priolo
  • Anno: 2023
  • Etichetta: Pedro Records

Elenco delle tracce

01.  Gigi
02. Globetrotter
03. L’Usellin
04. La potenza di febbraio
05. Lazza
06. I funerali dell’anarchico Galli
07. Mostre
08. Pensiero sulla pittura

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