Alessio Lega, Guido Baldoni
Ci vuole molto coraggio a riproporre il repertorio di Fabrizio De André, perché tutti abbiamo ancora nella nostra memoria musicale il suo particolare stile e la sua inconfondibile voce, ricca di intensità e calore. Alessio Lega, recente vincitore della Targa Tenco come miglior interprete con l’album Nella Corte dell’Arbat –Le canzoni di Bulat Okudzava edito da Squilibri, e Guido Baldoni superano brillantemente la prova grazie agli scarni arrangiamenti dei brani e grazie ad una scelta molto particolare (e ribadiamo coraggiosa) del repertorio deandreiano. Come ben indicato nel titolo di questo album autoprodotto e altamente indipendente, Alessio e Guido affrontano a mani nude, con solo voce e fisarmonica, le canzoni più o meno famose di Faber.
Il risultato è notevole: la voce di Lega è giustamente molto lontana dal modello originale ma l’apporto della fisarmonica regala un’atmosfera da canto di strada che mette in evidenza la bellezza delle canzoni. Le canzoni di De André per voce e fisarmonica è diviso in capitoli – ‘Ribelli’, ‘Banditi’, ‘Principesse’, ‘Uomini’, ‘Dei e Viaggiatori’ - in cui, con due o tre brani, Alessio e Guido ripropongono la poetica del più importante cantautore italiano.
Oltre ai classici quali La guerra di Piero, Bocca di Rosa e Via del campo, i due musicisti scelgono dal vasto repertorio alcune canzoni di difficile interpretazione e altre quasi dimenticate. Ascoltiamo allora da “Storia di un Impiegato” del 1973 - forse l’album più politicizzato e più eversivo di Fabrizio - Il Bombarolo, Canzone del maggio e Nella Mia Ora di Libertà. Da “Non al denaro non all’amore nè al cielo” (1971) vengono riproposte Un Matto (dietro ad ogni scemo c’è un villaggio) e Un giudice. Ma Alessio e Guido non dimenticano anche il De André dell’ultimo periodo come D’ä mæ riva tratta dall’album capolavoro “Creuza de Mä” (1984) e Khorakhanè da “Anime Salve” del 1996. Personalmente ho apprezzato molto le tre canzoni tratte da “La buona novella” (1970) che costituiscono il capitolo dedicato agli ‘Dei’: Via della Croce, Tre Madri (“Tito non sei figlio di Dio / Ma c’è chi muore nel dirti addio …”) e soprattutto Il testamento di Tito in cui l’ultima strofa (“Ma adesso che viene la sera ed il buio / mi toglie il dolore dagli occhi / E scivola il sole al di là delle dune / a violentar altre notti ..”) riesce sempre a commuovermi.
In conclusione, un piccolo grande album registrato senza effetti speciali, senza guest stars, senza clamori ma che arriva alla mente e al cuore degli ascoltatori. Bravi anzi bravissimi, Lega e Baldoni superano ampiamente la prova e regalano a tutti gli appassionati di De André delle interessanti versioni delle canzoni che tutti amiamo e conosciamo e buona parte del merito va al suono della fisarmonica che regala alle melodie qualcosa di antico e magico.
Altamente consigliato.
01. Il bombarolo
02. Un matto
03. La guerra di Piero
04. Canzone del Maggio
05. Coda di lupo
06. Nella mia ora di libertà
07. Giugno ‘73
08. Princesa
09. Bocca di Rosa
10. Cantico dei drogati
11. Via del campo
12. Un giudice
13. Il testamento
14. Via della croce
15. Tre Madri
16. Il testamento di Tito
17. Khorakhanè
18. D’ä mæ riva
Alessio Lega (voce) e Guido Baldoni (fisarmonica e cori)