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Andrea Fardella

Le derive della Rai

Dopo anni spesi prevalentemente a far teatro, il torinese Andrea Fardella ha deciso a un certo punto di focalizzare maggiormente le proprie attenzioni creative sulla musica, nel suo caso un cantautorato decisamente sui generis che fa venire qua e là in mente atipici di lusso quali John De Leo (dal quale lo allontana peraltro una minore concentrazione sull’elemento schiettamente vocale) o Iosonouncane (di cui non condivide l’incedere spesso cartavetroso e rutilante).

In questo che è il suo album d’esordio, Fardella rivela in effetti un’attenzione estrema verso l’inglobarsi della voce, si direbbe volutamente alquanto univoca nel suo distendersi sopra e attorno alle parole, nell’elemento sonoro complessivo, fino a far apparire la lettura del testo quasi un cantilenare salmodico, massicciamente alonato, talora sfuggente, percepibile a saliscendi, verosimilmente proprio nell’intento di non distogliere, inseguendo il senso letterale spicciolo delle parole, l’attenzione dal globale, dall’impasto, dal magma.

Ci troviamo quindi di fronte, come si sarà capito, a una proposta desueta, originale e di non facile decodificazione, verrebbe da dire di non facile interplay, almeno nell’immediato, con chi ascolta. Poi viene spontaneo, a meno di non rifiutarla in blocco, registrare la propria percezione uditiva (ovviamente nel senso più ampio del termine), per porsi su quella lunghezza d’onda. C’è qualche lungaggine e qualche tendenza a ripetersi (magari persino intenzionali, vien da sospettare) che allontanano e riavvicinano chi ascolta alla (presunta) meta, ma il prodotto nella sua globalità merita senz’altro attenzione, perché pone delle domande, non consente una marcia d’avvicinamento rassicurante e supina.

A voler estrarre qualche coniglio dal cilindro, non senza aver ribadito l’omogeneità del prodotto (con tutti i pro e anche qualche contro, come accennato), opteremmo per episodi come Nuovo giorno, scuro e concentrato (non è un’eccezione, del resto) quanto di fatto leggibile, Cin cin, ruvido e incalzante, il più lineare Anima senza rumore, squisitamente acustico, Crisi, ancora per un abito musicale scuro e fascinoso, quasi sardonicamente avvolgente, incapsulante, e Jet Lag, che ne perpetua di fatto il climax. Ora attendiamo naturalmente il seguito, non senza aver comunque salutato una proposta già in possesso di una sua riconoscibile cifra stilistica.
 
Data di pubblicazione: 22.04.2016

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Carlo Barbagallo, Andrea Fardella, Francesco Alloa
  • Anno: 2016
  • Durata: 68:45
  • Etichetta: Controrecords

Elenco delle tracce

01. La deriva della Rai
02. Sposa
03. Nuovo giorno
04. Petit
05. Cin cin
06. Anima senza rumore
07. Sorriso d’inverno
08. Crisi
09. Jet Lag
10. Madre Terra
11. Piccino

Brani migliori

  1. Nuovo giorno
  2. Anima senza rumore
  3. Crisi

Musicisti

Andrea Fardella: voce, chitarra, pianoforte, tastiere, violino   -  Carlo Barbagallo: chitarra, basso, tastiere, elettronica, cori  -  Francesco Alloa: batteria, percussioni
Ospiti: Cècile Delzant: violino in 03  -  Valerio Vittoria: chitarra elettrica in 05  -  Antonio Mele: armonica in 08