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Federico Bagnasco

Le Trame del Legno

Il contrabbasso è uno strumento imponente, uno strumento che non passa inosservato, prima di tutto per la mole, poi per il suono…imponente, si diceva, anche nel senso che “si impone”, che anche quando pare viaggiare sottotraccia, giocare di rimessa, in realtà risulta protagonista. Lo è anche non volendolo nel senso che, quando viene a mancare, la musica perde di spessore, di profondità, si “appiattisce”.
Detta così l’equazione imponente = monolitico viene quasi spontanea, ed ecco che c’è chi si prende in carico il compito di smentire questo concetto: no, il contrabbasso è tutto fuorchè monocorde, soprattutto quando lo si “rivolta come un calzino”.

Se si hanno presenti gli esperimenti realizzati con il piano “preparato”, da Erik Satie e John Cage fino a Christian Wolff ed Henry Cowell, si può intuire quale sia stata l’operazione realizzata dal contrabbassista ligure Federico Bagnasco, coadiuvato dal collega Alessandro Paolini: lo strumento, in questo caso, non è stato “alterato” meccanicamente, ma per lo più processato elettronicamente. Il risultato è che attraverso Le Trame del Legno, titolo del lavoro, attraverso queste venature fuoriescono suoni differenti, alieni.
Il contrabbasso “classico” viene musicalmente quasi “smontato” e rimesso insieme in quattordici tracce che si possono definire senza dubbio spiazzanti.

Non è un album ‘facile’, non lo è perché non basta ascoltarlo una volta ma occorre, figuratamente, tuffarcisi dentro, cercare di capirlo, perché di primo acchito i brani sono ostici, per certi versi incomprensibili, tanto si allontanano dai suoni usuali cui si è abituati.
Analizzare le singole tracce sarebbe operazione lunga, complessa e probabilmente superflua, perché le caratteristiche dei brani sono talmente numerose, differenti ed eterogenee da sconsigliarne la descrizione. Meglio, molto meglio, ascoltarle con pazienza e spirito di ricerca, perché sono queste le caratteristiche che paiono necessarie per arrivare al nocciolo dell’album, per riconoscere e comprendere le numerose peculiarità che questo strumento riesce sorprendentemente ad esprimere.

Già dalle prime note dell’ipnotica Spire, così come nell’ironia ammiccante di Sbracato snob, nelle evoluzioni “percussive” di Legno pesante o nelle dissonanze di Residui ci si trova evidentemente di fronte ad un album assolutamente non consueto e che lascia davvero poco spazio a “terze vie”: o lo si riesce a penetrare dopo uno o due ascolti ed allora è davvero fonte di grandi suggestioni, oppure lo si respinge, lo si “odia” perché non lo si è capito. In questo senso è un lavoro molto tranchant (anni fa sarebbe stato definito “sperimentale”, ed anche oggi, in realtà, la definizione ha un senso), che va ascoltato e centellinato, inclusivo o escludente a seconda dei punti di vista (e di ascolto).
Forse per pochi, sicuramente non per tutti...



 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Federico Bagnasco, Alessandro Paolini, Marco Canepa
  • Anno: 2014
  • Durata: 54:30
  • Etichetta: Old Mill Records

Elenco delle tracce

01. Spire
02. Apnea
03. Tempo al tempo
04. Coincidenze combinate
05. Sbracato snob
06. I am sitting in a bass
07. Velato
08. AbIpso
09. Sterpi e frattaglie
10. Legno pesante
11. In vano
12. Comunque
13. Residui
14. Lunari di giada

Brani migliori

  1. Tempo al tempo
  2. Sbracato snob
  3. Legno pesante

Musicisti

Federico Bagnasco: doublebasses, electronics treatments  -  Alessandro Paolini: electronics treatments