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Paolo Fresu

Legacy

Nove soli musicisti, lui compreso, per coprire oltre tre ore (in realtà un po’ meno, considerati gli spazi fra ultimo brano ‘ufficiale’ di ciascun CD e relativa ghost track, spaziando, qui, da Barbara Strozzi a Gershwin e Alice Cooper) rappresentano già di per sé una bella impresa, ma Paolo Fresu ama questo tipo di “belle imprese”, da quando è anche discografico (di sé e di altri) e quindi eccoci a un triplo album che raduna i tre gruppi più importanti che ne hanno segnato l’ormai ultraquarantennale carriera (è partito molto giovane, e subito da primattore, visto che di anni oggi ne ha sessantatré), un disco a testa, tutti fondati sull’improvvisazione totale, pratica che, nel contesto estetico fresiano, richiede evidentemente una conoscenza e tutta una serie di altre risorse reciproche non usuali. Qui non siamo di fronte, infatti, a una letteratura sperimentale, bensì a forme assolutamente conchiuse, non di rado anche felicemente cantabili, com’è proprio del trombettista sardo e di chi gli ruota attorno, per cui sarebbe forse più corretto parlare – come appunto si fa in questi casi – di composizione istantanea.

 

Ci sono comunque questi tre dischetti, ognuno con un proprio titolo – Improvvisi, Impromptus e Repens – nonché svolto lungo dodici “stazioni”, l’ultima delle quali, come dicevamo, chiusa da un tema altrui, non improvvisato. I tre CD, oltre tutto, hanno durate molto simili, in un senso di geometricità, di perfezione formale, che, in Fresu, non ci stupisce minimamente. Senza sottovalutare il fatto che anche le date d’incisione sono assolutamente conchiuse: tutte concentrate nell’ultima decade dello scorso settembre.

Si parte dunque col CD del duo col pianista americano Uri Caine (qui sotto nella foto con Fresu). in pista da una ventina d’anni (di ciascuna formazione, l’esauriente per quanto essenziale, anche qui in tipico stile-Fresu, booklet contiene due foto, una degli inizi e una attuale) e qui in una veste classica e rinnovata insieme, visto che Caine, per esempio, pur privilegiando il piano acustico, svaria più del solito sul Fender Rhodes. L’insieme compone un album assolutamente coerente, dall’alto dell’eleganza e l’interplay che i due mostrano da sempre, in un dialogare molto vitale e – diremmo – “speculare”, nel senso che l’abitudine ad ascoltarsi dal vivo in tantissimi concerti dà frutti assolutamente prelibati.

 

Il disco più sorprendente è forse però il secondo, realizzato all’interno del Devil Quartet (nella foto in basso) con Bebo Ferra alla chitarra (per lo più elettrica), Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, e “intrusioni” in tre diversi brani di Tino Tracanna al sax soprano (due) e Roberto Cipelli al Fender Rhodes (uno). Anche qui regna un senso della forma, della materia plasmata con assoluta naturalezza, che lascia ammirati (più il numero degli esecutori sale, ovviamente, più arrivare alla meta può rivelarsi difficoltoso: non qui), ma soprattutto un aplomb che non sempre, quanto meno dal vivo, il “tiro” del gruppo ha saputo garantire. È all’interno di questo quartetto, il cui primo album risale al 2007, che Fresu ha modo di esprimere più compiutamente la sua discendenza da Miles Davis elettrico (se vogliamo accanto all’Angel Quartet), ma questo cofanetto mette in discussione un’affermazione del genere, visto che il terzo CD, complice l’aggiunta di Ferra in quattro brani, ha a sua volta momenti fortemente davisiani.

È questo il CD destinato al quintetto storico (Fresu, Tracanna e Cipelli, più Attilio Zanchi al contrabbasso e Ettore Fioravanti alla batteria). Si galleggia fra momenti in cui risuona tutta la storia del gruppo, insieme fin dai primi passi di Fresu, dunque primi anni Ottanta, e successive evoluzioni, come è giusto che sia, anche se dobbiamo ammettere che avremmo mantenuto la struttura originaria del gruppo in tutti i brani, perché quelli con chitarra aggiunta ci paiono un po’ fuori dal seminato. Ovviamente ogni artista fa le scelte che preferisce, e noi siamo poi qui a testimoniarle e – magari – discuterle. E comunque a precisare, a scanso di equivoci, che anche questo è un signor CD e che il trittico, anche per l’importanza storica, non dovrebbe mancare dalla discoteca di nessun jazzofilo, fresiano o meno. E anche – ma sì – jazzofilo o meno, perché ormai da molti anni il trombettista ha saputo farsi conoscere e apprezzare ben al di fuori del famigerato “orticello”.


So long Paolo, dunque. Ancora una volta.

Foto di Alberto Bazzurro (Fresu solo) e Roberto Cifarelli (Devil, Quintet)

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Paolo Fresu, Uri Caine, Devil 4et, PF Quintet
  • Anno: 2024
  • Durata: 182:43
  • Etichetta: Tŭk Live

Elenco delle tracce

CD 1

01. Improvvisi One
02. Improvvisi Two
03. Improvvisi Three
04. Improvvisi Four
05. Improvvisi Five
06. Improvvisi Six
07. Improvvisi Seven
08. Improvvisi Eight
09. Improvvisi Nine
10. Improvvisi Ten
11. Improvvisi Eleven
12. Improvvisi Twelve + L’amante bugiardo (ghost track)

 

CD2

01. Impromptus One
02. Impromptus Two
03. Impromptus Three
04. Impromptus Four
05. Impromptus Five
06. Impromptus Six
07. Impromptus Seven
08. Impromptus Eight
09. Impromptus Nine
10. Impromptus Ten
11. Impromptus Eleven
12. Impromptus Twelve + My Man’s Gone Now (ghost track)

                                                                                  

CD3

01. Repens One
02. Repens Two
03. Repens Three
04. Repens Four
05. Repens Five
06. Repens Six
07. Repens Seven
08. Repens Eight
09. Repens Nine
10. Repens Ten
11. Repens Eleven
12. Repens Twelve + Only Women Bleed (ghost track)

Brani migliori

  1. Improvvisi Ten
  2. Impromptus Eight
  3. Repens Two

Musicisti

Paolo Fresu: tromba, flicorno, multieffetti, percussioni; Tino Tracanna: sax tenore e soprano; Uri Caine: pianoforte, piano elettrico; Roberto Cipelli: pianoforte, piano elettrico, wurlitzer; Bebo Ferra: chitarra acustica ed elettrica; Paolino Dalla Porta, Attilio Zanchi: contrabbasso; Stefano Bagnoli, Ettore Fioravanti: batteria