Piji
Lentopede è il primo lavoro discografico di Piji, classe settantotto, già vincitore di numerosi premi e
manifestazioni prestigiose in Italia, tra cui il Premio Lunezia, il Premio
Daolio e anche il nostro concorso L’Artista che non c’era. Si tratta di un ep di
cinque canzoni che ben rappresentano l’universo artistico del cantautore romano.
Il primo brano è AcO2qua, singolo
radiofonico che sconta un po’ la voglia di piacere, ostentando freschezza, in
presenza comunque di una metafora convincente che avvicina il rapporto di
coppia duraturo a una – oramai introvabile – acqua gassata, con le altre
bevande, siano superalcolici o acqua “leggermente frizzante”, che si fanno
emblemi di rapporti ora fugaci, ora scialbi e slavati.
A seguire c’è il brano che dà il
titolo, Lentopede, che sembra posto
lì come contraltare del precedente: canzone lenta che parla di un tipo lento,
in accezione però positiva, checché ne dicesse Celentano. La scena è quella che
vede il protagonista trascinato a forza in una discoteca, dove ingaggia un
fantomatico scontro verbale col dj: da una parte un uomo lento e riflessivo,
dall’altra la velocità e la superficialità del mondo moderno; la forza
artistica della canzone è che non imposta tutto come potrebbe fare un filosofo
della Scuola di Francoforte, riuscendo anzi ad essere ironica e liberatoria.
Il terzo pezzo è quello su cui
Piji farebbe bene a puntare per la scelta di un futuro singolo: si chiama I cigni di Nymphemburg ed è una sorta di
rumba, gradevole all’ascolto e alle sinapsi, che parla di un emigrato in
Germania oscillando tra la nostalgia e la leggerezza di un cartoon, tra Freud,
Pirandello e Paperino. Impreziosisce il brano il violino di Olen Cesari, dialogante con la storia,
col canto di Piji e soprattutto con il non detto.
Si arriva così a Madama pioggia, un brano ancora lento
che prende la forma di uno swing strascicato, un bagno tra melanconia e melodia
in un dialogo tra l’io poetico e una pioggia passeggera estiva: è fenomenale
come lo swing si allarghi a ospitare e richiedere assoli, spesso non cercati,
come non era cercata la malinconia passeggera, la pioggia e quel velo di
tristezza a cui a fine canzone, ad ogni modo, si è costretti a dire
“arrivederci” e non “addio”.
Chiude il disco L’Ottovolante, swing vivace e d’annata
che celebra le gesta di Natalino Otto, artista che fu osteggiato dal regime
fascista. Un brano che da tempo Piji porta in giro negli spettacoli e che
unisce bene teatralità scanzonata, gusto jazzistico, ironia e padronanza del
codice canzone. Disco da avere, se non altro perché quando Piji sarà famoso
potremo vantarci con gli amici di avere nella discoteca di casa il suo “primo e
oramai introvabile cd autoprodotto”.
01. AcO2qua
02. Lentopede
03. I cigni di Nymphemburg
04. Madama pioggia
05. L’Ottovolante
Piji: voce
Luca Iaboni:
tromba e flicorno
Matteo Locasciulli: contrabbasso e basso elettrico
Biagio Orlandi:
sassofoni
Matteo Ruberto:
chitarra elettrica
Domenico Sanna:
pianoforte e fisarmonica
Filippo Schininà:
batteria
Olen Cesari: violino
in #3