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Luca Di Maio

Letiana

E’ spesso inevitabile che, ad un certo punto, qualcuno lasci il gruppo e prosegua da solo, per mille motivi che sarebbe lungo e poco interessante elencare; fatto sta che Luca Di Maio ha deciso di mettersi alle spalle l’esperienza con gli Insula Dulcamara perché l’esigenza di esprimere qualcosa di personale non era più passibile di mediazione. Si è affidato alla produzione di Marco Parente, ha messo insieme un interessante mix di strumenti tecnologici strumenti “vintage” e strumenti tradizionali, ha focalizzato l’attenzione su un macroargomento, nella fattispecie gli “ultimi” e lo ha frazionato in nove descrizioni, nove ritratti ognuno differente dall’altro, ognuno con le proprie peculiarità.

Letiana, di fatto, non è un concept album, non è un vero e proprio percorso narrativo ma una sequenza di “schegge”, di bozzetti, di rappresentazioni accomunate da una situazione di base, ovvero la marginalità. Tutto il lavoro scorre caratterizzato dall’idea del viaggio, della sua lentezza ed inevitabilità, dell’incertezza riguardo alla meta legata alla necessità del suo raggiungimento; c’è quasi una forza magnetica che attira questi uomini, questi ultimi; li obbliga a muoversi, a spostarsi senza peraltro sapere se, alla fine, il loro essere “ultimi” subirà delle modifiche, in positivo o in negativo.

C’è sì preoccupazione, ansia, ma la spinta ad andare è talmente forte da porre in secondo piano tutto ciò che si è deciso di abbandonare, incluso quanto di bello, di positivo, di sentimentalmente rasserenante si è deciso di lasciare indietro. Migrare, Sabbia, La normalità sono la colonna sonora dell’inevitabilità delle cose, del fatto che i luoghi, le persone, le situazioni non possono essere per sempre, soprattutto quando conducono la persona a raggiungere il limite; a quel punto scatta qualcosa che determina tutta una serie di “movimenti” che si susseguono senza sosta, e conducono verso il raggiungimento di qualche cosa di “altro”.

Stupisce non poco, in questa affannata sequenza di movimenti, la pacatezza con cui Di Maio riesce a porgere queste storie: non c’è astio, non c’è rabbia, non ci sono sentimenti di vendetta, per lo meno non “gridati”, o di rivalsa ma un forte, fortissimo desiderio di cambiamento accompagnato a tratti da una profonda dolcezza, quasi irreale, perché la vita stessa lo chiede e non concede alternative. E tutti questi sentimenti vengono guardati “da fuori”, senza alcun tipo di giudizio di merito ma con il desiderio di descriverli nelle pieghe più intime, con rispetto, quasi con deferenza, riconoscendone il valore, il peso e l’importanza per ogni singolo.

Foto di Salvatore Micillo e Alessandra Finelli dal sito ufficiale www.lucadm.it

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Marco Parente, Alessandro “Asso” Stefana    
  • Anno: 2016
  • Durata: 32:50
  • Etichetta: Autoprodotto - DIY

Elenco delle tracce

01. Migrare
02. Sabbia
03. La normalità
04. Impalcature
05. La bestia dalle gote rosse
06. Kildevil
07. Letiana
08. Canzona per il mio piccolo cuoro
09. Buonanotte Irene

Brani migliori

  1. Sabbia
  2. Impalcature
  3. Kildevil

Musicisti

Federico “JolkiPalki” Camici: basso elettrico, basso semiacustico, Arturia Minibrute, Moog satellite  -  Alessandro “Asso” Stefana: chitarre elettriche, steel guitar, bellzouki, krar, effetti  -  Marco Parente: batterie, percussioni, chitarre elettriche, voci, pianoforti  -  Luca Di Maio: voci, chitarre acustiche, chitarre elettriche, loop, campionamenti  -  Alessandro Fiori: violini  -  Vincenzo Vasi: theremin, voci  -  Sergio Salvi: pianoforte, Arturia Mini Brute, Wurlitzer, Omnisphere, hammered dulcimer  -  Paola Mirabella: voci