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Quarzomadera

L’Impatto

Per analizzare questo lavoro sarebbe più semplice partire affermando ciò che L’Impatto non è: non è (solo) un disco rock nel senso classico del termine, ma neppure un album del tutto sperimentale; ha delle venature grunge, è vero, ma non affonda del tutto le sue radici nel Seattle Sound, perché appare più diretto, più comunicativo, meno introspettivo, e paga un minimo di tributo anche alla new wave, fattore interessante, in questo contesto.

Tutto ciò per dire che il terzo lavoro dei Quarzomadera lascia volutamente disorientato l’ascoltatore, perché se è vero che i riferimenti citati sono chiari ed inequivocabili, è altrettanto vero che nessuno di essi assurge a vero e proprio marchio di fabbrica, univoco e definito.

Questo approccio così vario si presta a valutazioni differenti: da un punto di vista dell’ascolto può essere interessante, perché la non linearità ravviva l’interesse e permette di non dare per scontato il “come sarà” riferito al brano successivo; d’altra parte è altrettanto vero che spostare continuamente il fuoco dell’attenzione può essere spiazzante, e fonte di “distrazione”.

Ci sono, è vero, alcuni punti fermi, e le chitarre di Davide Sar la fanno certamente da padrone sin dai primi brani: in Le cose che non trovi, Nebula ed Incanto le chitarre ritmiche sono sostenute, pulite o distorte, ma sempre al centro della scena, e la sezione ritmica si deve senza dubbio “accontentare” di un ruolo, se non proprio subalterno, sicuramente orientato più all’accompagnamento.

Ci sono anche, ad un certo punto, dei passaggi che potremmo definire più “caldi”, quasi onirici, L’asceta e La ballata dei pregiudizi, per esempio, brani che di fatto rappresentano un po’ il punto di svolta dell’album, confermato dalla successiva Spore, che rimane in equilibrio fra grunge, new wave ed atmosfere care ai Joy Division. Da qui in poi prevale un sound più corale, più pieno, in cui anche la batteria di Tony Centorrino e le tastiere di Luca Urbani salgono di intensità, ed iniziano a “lavorare” i brani con maggiore continuità e ricchezza di sfumature.

Abbandonato il suono diretto ed a suo modo troppo lineare dei primi pezzi, nel resto dei brani i Quarzomadera si lasciano andare e trasmettono un feeling compositivo certamente più avvincente e stimolante; forse il punto focale dell’album è proprio questo cambio di passo, che lascia intravedere in modo più chiaro la cifra stilistica più vera e brillante della band lombarda, tracciando probabilmente le coordinate future del loro lavoro.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Davide Sar  
  • Anno: 2012
  • Durata: 49:42
  • Etichetta: Videoradio/Linea Alternativa

Elenco delle tracce

01. Le cose che non trovi

02. Nebula

03. Incanto

04. Rimedi e speranze

05. L’asceta

06. La ballata dei pregiudizi

07. Spore

08. Piccoli scheletri nell’armadio (instr.)

09. Comprendimi

10. La soluzione

 

Brani migliori

  1. Nebula
  2. L’asceta
  3. Spore

Musicisti

Davide Sar: voce, chitarre, tastiere, programmazione, cori  -  Tony Centorrino: batteria, percussioni  -  Simona Pozzi: cori  -  Luca Urbani: archi sintetici, tastiere  -  Erika Zanotti: flauto