Avete mai provato a cucinare la pizza? Pochi
ingredienti, farina acqua e lievito, che lavorati con amore sono sufficienti a produrre
un piatto italiano per eccellenza, sicuramente tra quelli più ci invidiano gli
altri paesi del mondo però, come sapete bene anche voi, non tutte le pizze sono
eccellenti, a volte risultano un po’ secche, altre volte elastiche e gommose,
insomma non bastano impegno e dedizione per ottenere un grande piatto. Perché
ho voluto parlar di pizza, beh perché questa è un po’ l’impressione che ho
avuto io dall’ascolto ripetuto di questo disco d’esordio di Andrea Papetti. È
un po’ come se gli ingredienti per ottenere un ottimo disco fossero in fondo
tutti presenti, temi affrontati importanti e mai banali, liriche ben calibrate
e quasi mai forzate o scontate, una musicalità semplice ma efficace, un buon
gruppo di musicisti attenti e precisi nell’esecuzione dei brani. Cos’è allora
che non funziona o per lo meno non funziona come dovrebbe in questo disco? Non
posso esimermi dal fare un appunto negativo su come Andrea Papetti utilizza la
propria voce, perché è musicista dotato di una voce grave per niente
sgradevole, ma la utilizza come un monolite, senza mai lasciarla libera di
salire o scendere di tono, senza pathos od ironia. E’ un peccato perché ci sono
canzoni interessanti come
Inferno Baghdad
dedicata a
Enzo Baldoni, inserita
dopo un testamento ironico e dissacrante scritto dallo stesso Baldoni e letto
da Piergiorgio Cini, la title-track
L’inverno
a settembre ispirata dal pensiero della madre morta proprio nel mese di
settembre dove canta «Da adesso settembre / segnerà il mio inverno / non più
aria dolce e sole / ma i riflessi dell’inferno», una dolcissima e poetica
Il molo con belle intuizioni come questa
«Immagini, illusioni / scogli d’incertezza / la mia penna / senza inchiostro /
sulla rovina delle idee», l’impegnata ed epica
L’uomo della verità incentrata sulla figura di
Peppino Impastato, vittima di mafia troppo spesso dimenticata ed
oltraggiata anche da morta e
Il cielo di
Beslan canzone sui bambini vittime innocenti delle guerre, che si chiude
con questi bei versi «Si può morire per un’idea, / un capriccio, / uno scherzo,
/ in guerra da soldato, / in pace da annoiato / ma mai con gli occchi / di un
bambino». Come ben vedete non è affatto un disco da buttare, però con un
maggiore lavoro sull’interpretazione vocale ne sarebbe uscito un disco
certamente più apprezzabile.
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In dettaglio
- Produzione artistica:
Alessandro Svampa
- Anno: 2009
- Durata: 50:40
- Etichetta: Storie di note/Egea
Elenco delle tracce
01.
Hotel
02.
Il testamento di Enzo
03.
Inferno Baghdad ( A Enzo Baldoni)
04.
Parigi, cosa avevi per la testa?
05.
Così lontano, così vicino
06.
L’inverno a settembre
07.
Vanilla sky
08.
Al molo
09.
L’uomo della verità
10. Ninna nanna
11. Il cielo di Beslan
bonus track
12. Banneri (con Pippo Pollina)
Brani migliori
- Inferno Baghdad
- Al molo
- Il cielo di Beslan
Musicisti
Andrea Papetti:
voce e cori
Pippo Pollina: voce
in 12
Alessandro Svampa:
batteria, percussioni, tastiere e pianoforte in 06 e 10
Massino Fumanti: chitarra
classica, acustica, elettrica e bouzouki
Luca Bulgarelli: contrabbasso
e basso elettrico
Angelo Trabucco: pianoforte
Fabrizio Mandolini:
sax soprano e tenore
Mauro Menegazzi: fisarmonica
Angelo Casagrande:
violoncello
Andrea Solarino: chitarre
in 06
Alessandro Centofanti:
rhodes in 12
Piergiorgio Cini:
voce recitante in 02 e 11