A pochi mesi dall’uscita del loro primo album in studio, ecco in uscita il primo album “live” dei The Winstons; inutile dire che questo repentino bis ha stupito l’ambiente musicale, ma considerando il carattere “originale” dei personaggi che compongono questo power trio sui generis il fatto non sorprende poi così tanto. Del resto, come più volte ribadito da Enro Winstons (alias Enrico Gabrielli) questa è una band “provvisoria”, quasi carsica: oggi c’è, domani forse, dopodomani non si sa, e dunque mai come in questo caso ha pesato il concetto di “cogliere l’attimo” perché non è dato sapere non solo se The Winstons lavoreranno ancora insieme, se lo faranno e, per i più ottimisti e fiduciosi, quando lo faranno.

Rob Winstons (alias Roberto Dell’Era), sarà impegnato con gli Afterhours, oltre ad avere una avviata carriera solista, Enro Winstons si divide fra Calibro 35, I Calamari, L'Orchestrina di molto agevole, oltre a suonare e svolgere il ruolo di produttore in numerose situazioni musicali, Linnon Winstons (alias Lino Gitto) ha in corso numerose collaborazioni come strumentista; insomma, siamo di fronte a tre musicisti davvero “impegnati”, per i quali questa situazione è nata davvero come un’alternativa radicale a quanto suonato e composto normalmente. I paragoni, del resto, si sono già sprecati: Gong, Soft Machine, Robert Wyatt, Canterbury Sound, e quindi Caravan, Camel, ed ancora Doors, Pink Floyd ma per una volta, e non è un fatto particolarmente consueto, hanno tutti un loro senso.

Le dodici tracce live, registrate all’Angelo Mai di Roma nel gennaio di quest’anno, confermano in pieno quali siano le fonti che hanno generato il suono e la proposta musicale del trio: composizioni psichedeliche, in grado di creare atmosfere particolari e coinvolgenti, un’atmosfera decisamente anni ’70 capace di appassionare anche chi, in quegli anni, non era neppure nato. E la testimonianza video, realizzata e proposta con il dvd allegato, sancisce in modo inequivocabile questo “alto gradimento”. Del resto è un fatto che le band da cui i tre “fratelli” Winstons provengono siano ormai radicate ed abbiano un ampio zoccolo duro di fans, nonostante siano tutt’altro che “commerciali” e spesso propongano brani, in parte strumentali, complessi e di non facile assimilazione.

Il successo di questo mini tour e le recensioni entusiastiche delle serate confermano che la “sete” di musica di qualità c’è, ed è parecchio diffusa; probabilmente occorre valutare anche il modo in cui questa musica viene proposta, ed è chiaro che Gabrielli, Dell’Era e Gitto abbiano creato, attorno alla loro creatura, interesse, attenzione e curiosità, pur allontanandosi dai generi di provenienza, anzi, avventurandosi verso ambiti musicali davvero poco praticati in questi anni. La qualità paga? Non sempre, ovvio, ma in questo caso pare proprio di sì anche perché, forti delle loro radici, questi musicisti hanno maturato un credito davvero elevato presso il pubblico, e fanno di tutto per meritarselo offrendo agli ascoltatori la possibilità di ampliare le proprie conoscenze ed i propri gusti: difficile dire se ci si trovi di fronte ad una sorta di spinta “didattica”; certo è che, psichedelicamente parlando, le percezioni musicali escono rafforzate ed ampliate. Quanto ai Winstons, proprio in quanto band definita “provvisoria”, mantengono intatto il loro alone di incertezza.

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