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Luca Giuoco

L'oracolo di Berlino

Il fascino del mistero, dell'indecifrato e dell'indecifrabile continua a suscitare nella gente un'immensa ed incrollabile attrattiva, a tal punto che si va, intenzionalmente, a cercare di svelare nuove aspetti dell'incognito e di meccanismi strategici votati al messaggio criptico. Come il progetto Conet, che includeva registrazioni di number stations: ossia, stazioni radio d'ignota origine che si crede siano, ancora oggi, impiegate dai Governi per interagire con le spie in missione. Alcuni di questi dialoghi sono, reperibili nel percorso delle 10 tracce del debut-album di Luca Giuoco.

L'oracolo di Berlino non è il solito disco d'elettronica sperimentale ma va inteso come un quadro metafisico, surreale e cibernetico, tanto algido quanto surriscaldato da vistosa contemporaneità. Di Luca ne andrebbe fiero Stockhausen che proclamava l'invito a creare qualcosa solo se potenzialmente capace di poter conferire nuovi aspetti all'umanità. Non è certo un disco digeribile al primo impatto, ma l'insita originalità farà si che, superato il primo approccio destabilizzante, farà breccia sul desiderio di saperne sempre di più, ammaliandovi progressivamente.

Gli aspetti de L'oracolo di Berlino portano alla Berlino del "day after", all'indomani di una potenziale guerra nucleare che fomenta sotto le braci, con passaggi che si trasfigurano continuamente in crescente angoscia. Dal tambureggiare ossessivo della title-track e di tastiere intermittenti di La sfinge di ferro è un immediato calarsi in ambienti bellici senza respiro e la puntualizzazione del doppio episodio di Die Glocken fa sì di essere fagocitati in un oscurantismo terrorizzante. Invece, l'impasto gommoso di La sacerdotessa elettrica mastica l'anima con dentatura eterea, mentre gli aerei che sorvolano La macchina della solitudine sarebbero apprezzati da Roger Waters, ampiamente usati sul finale di "In the flesh".  Altra metamorfosi con L'oracolo muto, tra lugubri keyboards e raffiche di colpi impazziti che decretano l'impossibile fuga dalla realtà, mitragliati dal  persistente incubo di non liberarsi più di una sconosciuta German lady che, perennemente, ha rimarcato annunci di  glaciali bollettini con cadenza incorporea.

In chiusura, ci delizia riascoltare l'impiego del Vocoder, a conferma che Luca Giuoco non si fa scrupoli nell'adescare fonti  sonore anche dal passato, quasi a voler assemblare un contesto teatrale o una galleria d'arte pentagrammata. Per questo, tira aria di trilogia: magari ci sbagliamo, ma è auspicabile che il Nostro non si lasci sedurre dal continuo uso di number stations ma cerchi di sfruttare l'arsenale del suo innegabile estro per ricavarne nuove e seducenti trasposizioni immaginifiche.   

 

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In dettaglio

  • Anno: 2018
  • Durata: 35:03
  • Etichetta: Searecordings

Elenco delle tracce

01. L'oracolo di Berlino
02. La sfinge di ferro
03. Die Glocken
04. La Sacerdotessa elettrica
05. La macchina della solitudine
06. L'abbattimento della sfinge
07. La Sacerdotessa elettrica II
08. Die Glocken II
09. L'oracolo muto
10. The German lady

Brani migliori

  1. La sfinge di ferro
  2. L'oracolo muto
  3. La sacerdotessa elettrica

Musicisti

Luca Giuoco: loops, programmings and all instruments