Stefania Tschantret
Sarà una questione genetica: il cognome di origine teutonica lo acquisisce dal padre svizzero-tedesco, dalla madre avellinese eredita tutto il calore della mediterraneità, ma questa artista bolognese trasuda musica che ha tutti i sapori e i colori dell’internazionalità. Te ne accorgi subito, quando metti nel lettore il disco e prendi confidenza con le prime tracce suonate divinamente da questa formazione italiano-americana-giapponese che accompagna la vera protagonista di questo gran bel disco, ossia Stefania Tschantret.
Una giovane cantante jazz che ha già alle spalle una serie di importanti apparizioni in rinomati festival jazz e che ad un certo punto decide di autoprodursi questo disco confidando, a ragion veduta aggiungo io, nelle proprie capacità vocali ed interpretative. E quindi affrontare con gran classe una manciata di standard jazz che potrebbero benissimo fare da calda colonna sonora ad una fredda serata d’inverno davanti ad un camino acceso così come ad una romantica serata sotto un cielo stellato. Ciò che però lascia letteralmente a bocca aperta è il pieno controllo della propria voce, una voce straordinariamente intensa e matura dai colori scuri.
Il repertorio da lei scelto come dicevo è composto di grandi classici jazz come ad esempio What a wonderful world, il brano reso celebre da Louis Armstrong, qui però reinterpretato con un’eleganza e raffinatezza tale da apparire quasi reinventato senza per questo essere trasfigurato. Così come accade anche con un altro standard sempre reso famoso dal grande trombettista e che dà il titolo all’intero progetto, quel Love for sale che qui suona tanto moderno quando come per magia nelle mani della Tschantret oscilla tra rap e scat, grazie anche alla genialità del sassofonista americano Stacy Dillard, che in questo brano oltre a donarci uno stupendo assolo presta la propria voce e talento per questa originale quanto efficace versione.
C’è poi tutta la meraviglia della musica brasiliana con Garota de Ipanema un pezzo scritto a quattro mani da Vinicius de Moraes ed Antonio Carlos Jobim e che nelle corde vocali di Stefania trae nuova linfa e vitalità, senza mai perdere quel velo di malinconia che contraddistingue le composizioni di questi due geni della musica jazz sudamericana, così come appare perfino esaltato il fascino di un pezzo intramontabile come Smoke gets in your eyes…e che dire allora del pezzo che chiude magistralmente il disco, Goodbye pork pie hat di Mingus, quando brividi improvvisi risalgono lungo la schiena.
Un disco che affronta un viaggio ideale tra stili e contaminazioni diverse, alla ricerca costante di emozioni, un disco che non sembra proprio un lavoro d’esordio, ma l’album della piena maturità. Saprà Stefania ripetersi e fare ancora meglio? Magari anche in veste di compositrice…
01. My favourite things
02. What a wonderful world
03. They can’t take that away from me
04. But not for me
05. Love for sale
06. Bewitched, bothered and bewildered
07. Garota de Ipanema
08. Smoke gets in your eyes
09. Goodbye pork pie hat
Stefania Tschantret: vocals Stacy Dillard: tenor saxophone Lucio Ferrara: guitar Kengo Nakamura: double bass Ulysses Owens: drums