Blessed Child Opera
Ce ne fossero di personaggi come Paolo Messere!, musicista di culto (e colto), con invidiabili militanze nei Silven Barb e Ulan Bator oltre che indiscusso boss della label ‘Seahorse Recordings’, dal catalogo altamente qualitativo che incoraggia progetti meritevoli. E poi, con i Blessed Child Opera taglia, complessivamente, il traguardo di nove album in 18 anni d'attività. Ora, con il doppio Love songs/Complications, si supera ancora sfornando ventitré pezzi sontuosi, straripanti di dark-folk, cupa wave e post-rock internazionale. Il primo disco (Love Songs) apre con I force myself e si presenta con chitarre dondolanti, finalizzate a rendere plastico il brano, per non rincorrer troppo una latente matrice Radiohead. Con un'iniziale vena cospirativa, Torpore sa virare nel mezzo, dando quel giusto scossone che conquista, mentre Bleeding on me ha sonorità più severe, con narrazione meno in evidenza per lasciar spazio ad accordi più cupi e labirintici. Il sound si normalizza con Borderline of collapse, grazie ad un'acustica fluttuante alquanto mantrica, così molto particolare è You know that nothing is lost, cucito in veste indie-blues, a lambire stilemi da lullaby. Dal vago sapore balcanico, In your panties picchia incalzante, con bassoni ammiccanti ai Cure mentre a chiudere il primo disco viene scelta la claustrofobica Wondering in the street, con virgulti d'elegante chitarra acustica. Colpisce positivamente come Messere colora il suono con tasselli desertici di Radiohead, Mark Lanegan e con ‘infiltrazioni’ acustiche Pink Floydiane e, talvolta, con espressività à la Lou Reed. Il tutto, confezionato con sfumature cangianti e seduttive.
Spostandoci sul secondo disco, Complications, l'inizio di You don't need it vive di percussioni metalliche ma sa celarle nel tragitto per dar vita ad un fitto impasto ossessivo, ideale preludio alla seguente Pray. Con una certa genialità paranoica, Do you have choose for life intensifica timori ed angosce sui quesiti di vita, tra pizzichi di violino e sitar in coda. Spiazzante nel suo itinere, It's not from me fa prima viaggiare in apnea, in cilindrici smarrimenti per poi ritrovare l'uscita con finissimi accordi d'acustica e se Live forever in oblivion non ha la quadratura risolutiva delle altre 22 sorelle dell'album, invece I'll never be e As a gift from some God denotano grande caratura malinconica, in cui strali d'elettronica forgiano l'insieme con efficace ambientazione. Per un degno congedo ci pensa l'andazzo pigro di Losing in your arms, carico di sfumature ipnotiche e lugubre vocalità.
"Love songs/Complications" è un disco imperioso, che sventola un gonfalone stilistico visibile anche oltremanica. Una (Blessed Child) Opera che non teme confronti con i tramandi della terra d'Albione e, per coglierne gli aspetti più suggestivi ed illuminanti servirà, magari, più tempo e dedizione ma, soprattutto, va ascoltato con rispetto e riconoscenza per il deciso contributo dato alla musica italiana che merita un respiro più internazionale.
https://it-it.facebook.com/blessedchildopera/
https://blessedchildopera.bandcamp.com/
http://www.seahorserecordings.com/site/
01. I force myself
02. Torpore
03. Bleeding on me
04. Boand sunk years ago
05. Borderline of collapse
06. Just like a mental state
07. It's easy to ease it
08. Today is not those days, today is not good times
09. In your panties
10. You know that nothing is lost
11. Wondering in your streets
"Complications"
01. You don't need it
02. Pray that God will always give me the strenght
03. Nothing can't stop me
04. Do you have choose for life
05. It's not from me
06. Mustly fruits pool
07. Live forever in oblivion
08. Kill that bastard
09. I'll never be
10. As a gift from some God
11. You need me as you would need any other
12. Loosing in your arms
Matteo Anelli (batteria in I force myself e Torpore) - Peculiaroso (chitarra in You know that nothing is lost) - Paolo Messere (tutti gli altri strumenti, voce)