Claudio Lolli
Per i cantautori cosiddetti “politici”
scrivere canzoni d’amore, negli anni settanta o giù di lì, somigliava non poco
a uno svendersi al sistema, a una tradizione e una logica mercantile olezzanti
e obsolete. Eppure i più bravi, i più ispirati, ne hanno scritte di splendide
(magari con implicazioni più onnicomprensive; si pensi a “Nina” di Gualtiero Bertelli). Claudio Lolli è senz’altro un cantautore
(anche) politico, senz’altro militante, e non ha fatto eccezione. Oggi, di
quelle gemme in fondo neanche così rare, ne ha messe insieme otto, che,
arrangiate da coloro che gli sono accanto in questa nuova impresa discografica,
Paolo Capodacqua e Nicola Alesini, ci ripropone in una
veste nuova, talora fino a farci sentire spaesati (extranei, direbbe lui) rispetto agli originali tanto amati.
E’ quanto accade – va da sé – con
i brani più attempati, Quello che mi
resta, La giacca, Donna di fiume, tratti dai primi tre
album del nostro (quadriennio di grazia 1972/75), che bisogna ascoltare più
volte per rimetabolizzarli (riconfermandosi, alla fine, nella predilezione per
la prima, testo scompaginante, così squisitamente lolliano). Altrove (La pioggia prima o poi, Notte americana) è quasi una
(ri)scoperta; altre volte ancora, laddove si pesca nelle cose più recenti, si
coglie qualche assenza non di poco conto, tipo Io ti faccio del male (da “Le interferenze del cuore”, del ’97, di
cui è per contro presente Dita) e più
ancora l’imperdibile Vorrei farti vedere
la mia vita, o la stessa Bisogno
orizzontale, queste ultime due da album (“Viaggio in Italia” del ’98 e “La
scoperta dell’America” del 2006) del tutto elusi.
Il disco ha ciò nondimeno una sua
coerenza assoluta, una precisa ragion d’essere, una sicura unitarietà
espressiva e climatica. In qualche misura si eccede persino un po’, in tal
senso, dove coerenza e unitarietà possono trascolorare in univocità (il quasi
recitativo lolliano, del resto ormai compagno inseparabile del bolognese; il
timbro un po’ sempre uguale a se stesso del soprano; la stessa linea arrangiativa,
con costanti, anche se per lo più discrete, spruzzate elettroniche), ma il
lavoro merita sempre e comunque grande attenzione, istantanea quanto mai esatta
di un artista che non ha mai dato l’impressione di adagiarsi sul déja dit.
01. La pioggia prima o poi
02. Aspirine
03. Donna di fiume
04. Dita
05. Quello che mi resta
06. Notte americana
07. Non aprire mai
08. La giacca
Claudio Lolli:
voce
Nicola Alesini:
sax soprano e tenore, clarinettino popolare, elettronica
Paolo Capodacqua:
chitarre
Giuseppe Morgante: contrabbasso
in #7