Gianmaria Simon
Certo, certo. Me lo ripetete da tempo e me ne sono fatto una ragione. Avete abbonamenti Premuim e Gold e Chiedietisaradato a tutti i canali digitali dell’universo e i film ve li propongono in anteprima e certe scene vengono proprio a girarle nel vostro tinello. Il satellite vi porta un segnale definitissimo e avete più parabole di Gesù e connessioni così veloci che certe serie televisive vi passano tutte intere nello schermo che nemmeno ve ne accorgete. Misurate il senso vostro dell’avventura e dell’emozione su milioni di frame che v’addobbano la corteccia cerebrale come le stanzette dei ragazzi riempite con i poster dei loro irragiugibili idoli. Per me è diverso, i miei film, le immagini vivide del mio incedere in questo immaginario che mi sono costruito nella terra di nessuno che corre tra Mompracen e il deserto di Sonora, sta tutto dentro certe pagine e solchi vinilici e fotografie in bianco e nero su carta baritata.
E poi c’è questo disco di Gianmaria Simon che è un potentissimo compendio filmico, un colossal delle emozioni straccione e appassionate, che potete proiettarvi nell’anima cambiando ogni volta trama e protagonisti ma restando dentro la suggestione assassina che arriva da queste canzoni. E non sono solo evocazioni filmiche da road movie anarchico e polveroso, le storie sembrano scritte da Traven o da Quiroga e ci affezioniamo a quella ridda impossibile di personaggi che sfilano davanti a noi, come fossimo un semaforo messo in via della povertà. Low Fuel di Gianmaria Simon è senza dubbio uno dei dischi più belli che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi cinque anni. Forse il più bello di questo 2019. Tramp Steamer è la nave morta che solca i mari oltre la ragione plausibile del tempo e dell’usura della sua carena. Sulla sua tolda si muovono uomini perduti per sempre e incapaci di essere altro fino alla fine. E poi la passione che è carne e palpito di Mi gusterò il peccato, un pezzo che ti viene a cercare i desideri nelle pieghe di una quotidianità ottundente e ti regala un guizzo che credevi perduto. Dicevamo delle suggestioni filmiche e a descrivere questo disco quasi m’acchiappa il pudore di non volervi svelare una trama e allora prendete e cercate ma soprattutto partite una notte e andate a sentire Gianmaria Simon dal vivo, che è ancora un’altra storia e resterete lì come bambini davanti alla giostra. Vado, che la spia della riserva s’è accesa di nuovo ed è segno che sono ancora vivo. Low Fuel a tutti.
01. Malestante
02. Low Fuel
03. L’avventura
04. Tramp Steamer
05. Mi gusterò il peccato
06. Un pomeriggio a Mentone
07. Al fondo del sentiero
08. La vita va da sé
09. Il blues dell’odio
10. Danza zoppa
Gianmaria Simon: voce, chitarra acustica, chitarra classica, chitarra elettrica, fisarmonica, steel guitar, bouzuki, ukulele, armonica, mandolino, tastiere, cori -Cristiano “João” Rocchetta: batteria (Tramp steamer, Il blues dell’odio, Al fondo del sentiero), darbuka, congas, cabasa, flauto traverso, cori - Nicola “Ricciolo” Guazzagni: basso (Tramp steamer, Il blues dell’odio) - Nicola Bellulovich: sax tenore, gralla dolce - Matteo Rovinalti: violino - Lorenzo D’angelo: chitarra elettrica - Micheal Baker: batteria (La vita va da sé) - Francesco Zanetti: batteria (Low Fuel, Malestante, L’avventura, Mi gusterò il peccato, Un pomeriggio a Mentone) - Piero Pellicanò: basso (Low Fuel, Malestante, La vita va da sé, Al fondo del sentiero, Un pomeriggio a Mentone, Mi gusterò il peccato) basso acustico (L’avventura), chitarra elettrica, tastiere, programmazione, cori - Alessio Bianchi: tromba (L’avventura) - Andrea Giannoni: armonica (Il blues dell’odio) - Silvia Pellegri: voce solista Tramp Steamer - Marina Carbone, Giuseppe Della Ragione, Francesca Rossi Bassignana, Erika Samueli: cori