Pochi sono gli artisti che in Italia hanno segnato la storia della canzone, del teatro e del cinema contemporaneamente. Angela Luce è tra questi. Autentica ‘signora dello spettacolo’, ha cavalcato oltre cinquant’anni di carriera con la consapevolezza di essere nata per l’arte. Il suo percorso di cantante, mai adagiato e sempre alla ricerca di nuovi slanci, si è impreziosito ancor di più con un album dedicato al Principe della Risata, ovvero ad Antonio De Curtis in arte Totò, con cui “ha avuto la gioia di lavorare in tre film: Signori si nasce, Letto a tre piazze e Toto, Fabrizi e i giovani d’oggi. Giocando con il suo cognome d’arte, la Signora Savino (questo è il vero) ha realizzato Luce per Totò, un’antologia di dodici brani scelti tra gli oltre settanta composti dal Principe.

Angela Luce ridona vita a ogni episodio attraverso la sua interpretazione appassionata e autentica, ma anche grazie agli arrangiamenti spruzzati di jazz e world music curati da Antonino Armagno e Marco Zurzolo, rispettivamente al pianoforte e al sassofono nel disco. L’ascolto prende il via con Nemica dalle atmosfere bossa-jazz, seguono Luntano ‘a te e Filomè in salsa latino-americana. Ecco poi arrivare Malafemmena, canzone-simbolo di Totò, un capolavoro inciso da numerosissimi artisti di ogni tempo, tra cui Mario Abbate (fu il primo a interpretarla nel 1951), Giacomo Rondinella, Fausto Cigliano, Teddy Reno, Gabriella Ferri, Fausto Leali, Lina Sastri e Mina. La versione della Luce è superbamente elegante e raffinata, piena di sentimento, come solo un’anima ‘napoletana’ può cantare. Sulla stessa scia emotiva sono Che me diceste a ffà, Aggio perduto ‘ammore e Tu si’ tutto pe’ mme, tre momenti dedicati alle varie facce dell’amore. Vestita di bombetta, frac e papillon, proprio come la sagoma di Totò, Angela Luce ha indossato con meraviglioso garbo e incredibile rispetto questa dozzina di canzoni, donandole una luminosità nuova e un’anima vibrante. Finché c’è ‘Luce’, c’è speranza di sentir cantare come ormai non si sente quasi più.

Altri articoli di Andrea Direnzo

Virus in fabula