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Tonino Zurlo

L'ulivo che canta

Tonino Zurlo proviene dalla Puglia, ad essere precisi visto che si tratta di un album dialettale da Ostuni, un incantevole paesino in provincia di Brindisi. È un cantastorie atipico, visto che oltre a scrivere di musica è anche uno scultore del legno d’ulivo e le due attività non sono distaccate, ma si intrecciano tra loro.
Questa terza prova discografica dal titolo evocativo L’ulivo che canta risulta particolarmente riuscita e si aggiudica un posto tra i finalisti del Premio Tenco 2013 nella categoria Album in dialetto (ricordiamo la sua prima uscita Jata viende del 2003, la seconda Nuzzole e peperule del 2009).  Il disco è incentrato sulla sua voce aspra che rimanda al mondo contadino di un tempo, con la musica folk rurale della sua terra che si fonde con i suoni del blues, dello swing e del gospel americani.
Ciò che cattura subito l’ascoltatore è la semplicità verbale dei dodici brani, che con grande suggestione si immergono nella realtà quotidiana manifestata sì dal disagio, ma anche da quella forza liberatoria e piena di fascino che lascia speranza.
Alcune liriche sono ricche di pathos, diventando così un tramite per individuare l’essere umano, quello attuale ma in fondo anche quello di sempre, come il motore principale della vita.
Canzoni che hanno come comune denominatore le emozioni espresse in bilico tra speranza e disperazione, possedendone al contempo la capacità di far riflettere e di prendere coscienza di certi aspetti della società che spesso la popolazione addormentata non riesce a percepire. In diversi versi delle liriche la voce di Tonino Zurlo assomiglia a quella dei banditori di paese, che avevano il compito di segnalare le novità e i pericoli legati alla realtà locale (proprio come faceva già Matteo Salvatore, un altro folksinger pugliese di Apricena, in provincia di Foggia).

Ecco allora in apertura dell’album Trenda e trendùne (Trenta e trentuno),  mosso da un ritmo mediterraneo dominato dalle chitarre cadenzate. Una canzone di protesta a tutti gli effetti che denuncia la cattiva politica del nostro paese descritta in un verso chiave “Ce na ssé ìmbrugghja, tu na ssè cambà” (Se non sai imbrogliare, tu non sai campare).
Rimanendo nel campo della denuncia sociale, Lu fràte in polizzia (Il fratello in polizia) racconta di una famiglia contadina semplice che voleva vedere il figlio “sistemato” con un lavoro stabile ed un buon stipendio. Il lavoro che trova però cambierà per sempre le dinamiche della famiglia ed in particolare del fratello del protagonista, il quale collabora con i Padroni, ovvero quel Governo che ha abbandonato i cittadini e che secondo Zurlo ci ha ingannato. È una ballata popolare dolente e ariosa, esempio di cornice sonora dove i ricordi di una giovinezza felice si scontrano con un’amara realtà che divide esseri umani legati da vincoli di sangue, sempre però lasciando un’apertura alla speranza e alla possibilità di salvezza.
Con La fattora la tematica rimane la divisione sociale che il potere economico crea rompendo all’interno di uno stesso ceto sociale i rapporti umani. La fattora era quella figura che veniva ingaggiata dal proprietario terriero ed aveva il compito di sorvegliare i raccoglitori di olive durante il faticoso lavoro che non prevedeva sosta alcuna. L’atmosfera luminosa e al tempo stesso malinconica del pezzo rimanda all’arsura pomeridiana estiva tipica del Sud e accende l’immagine di persone sedute all’ombra di alberi isolati su colline, alle prese con un lavoro durissimo che spaccava la schiena come pochi.
Alcune canzoni poi hanno il profumo delle vecchie filastrocche dei cantastorie che in piazza raccontavano appunto cantando, come ad esempio Lu mangia màgna, ovvero un ingordo che mangiava così tanta cioccolata da procurarsi un bernoccolo in fronte. Dietro questo brano di brevissima durata prettamente acustico e dal carattere vivace e giocoso, si cela una sana satira nei confronti del “più furbo” con un neanche troppo velato fondo di amarezza e il finale sembra quasi riportarci col pensiero al libro di Italo Calvino, Fiabe italiane (una raccolta uscita per Einaudi nel1956).
Profumo di Messico permea invece il brano Viva l’Italia con la tromba di Giorgio Distante e la tuba di Alessio Anzivino: qui l’autore si diverte a raccontare come gli italiani credono di potere risollevarsi economicamente attraverso la lotteria e tutti i giochi d’azzardo che promettono vincite di danaro, coltivano la speranza del successo per poi realizzare che alla fine è tutta una illusione, una pezza da mettere ad una vita di povertà.
Tonino Zurlo
(le cui foto qui presenti sono di Samuele Romano) è autore di tutti i pezzi del disco, fatta eccezione per Lu jaluttone, breve tarantella popolare cantata negli anni Trenta e scritta da un altro grande cantastorie di Ostuni, Angelo Ungano. Autobiografica fino al midollo, racconta di un episodio personale di sfruttamento, uno dei temi portanti de L’ulivo che canta. Ha un andamento allegro dettato dai mandolini suonati da Mauro Semeraro, che si è occupato anche di gran parte degli arrangiamenti dell’album e ha suonato diversi strumenti tra cui le chitarre e in particolare quella battente.
Quanto detto precedentemente vuole sottolineare la disarmante spontaneità del cantastorie di Ostuni al punto tale da far sembrare che il suo essere autore si nasconda tra i versi come a voler trasmettere che i messaggi contenuti non  sono più di matrice personale, ma proprietà di tutti noi. Tutto riporta ad un’unica parola dall’accezione assolutamente positiva: semplicità, ma mai banalità.  La giusta misura nell’accogliere l’avanzamento della modernizzazione in maniera intelligente e pratica senza però dimenticare le radici dell’uomo e i frutti della terra.

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In dettaglio

  • Anno: 2012
  • Durata: 41:37
  • Etichetta: Anima Mundi / Goodfellas

Elenco delle tracce

01. Trenda e trendùne (Trenta e trentuno)
02. Lu senètte (Il sonetto)
03. Lu fràte in polizzia (Il fratello in polizia)
04. Lu màngia mangia (L’ingordo)
05. Viva l’Italia!
06. Lu juluttone (Il mastello)
07. L’acqua
08. La marina
09. La fattora (La sorvegliante)
10. Lu prefisse (Il caprifico)
11. Fore e dde mè (Nella mia campagna)
12. Senza bagagli

Brani migliori

  1. Trenda e trendùne (Trenta e trentuno)
  2. Viva l’Italia
  3. La fattora

Musicisti

Tonino Zurlo: voce e chitarra.  -  Mauro Semeraro: chitarre, bouzouki, tamorra, kerkebab, guitarra, guitarra portuguesa, mandolini, pandeiro, chitarra battente, palo d’acqua, thunder drum e cori  -  Nicola Farina: basso elettrico e contrabbasso  -  Vito De Lorenzi: batteria, tablas e udu drum  -  Antongiulio Galeandro: fisarmonica  -  Giorgio Distante: tromba  -  Alessio Anzivino: tuba  -  Mario Grassi: grancassa e rullante  -  Piero Vincenti: pianoforte