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Giuliano Clerico

L’Uomo Tigre ha fallito

Da dove spunta questo Giuliano Clerico? E perché nonostante sia al quarto disco e per lui abbia già rintoccato la campana della quarantina (“spaventosa, l’età cupa dei vinti”, a dar retta a Gozzano), devo meravigliarmi nello scoprire un autore originalissimo, sghembo e pulsante?  E perché, se di norma il rock-blues applicato alla canzone nostrana mi fa venire woodyallenescamente voglia di invadere la Polonia, quando lo butta fuori lui, mi sorprendo a battere il tempo e a tentennare la capoccia? Troppe domande per un uomo solo, ne convenite.

Intanto cerchiamo di dare almeno una risposta riguardo le coordinate biografiche: Giuliano Clerico, chitarrista e autore pescarese, dal 2003 si è mosso per diverso tempo in un sottobosco fatto di autoproduzioni, piccole etichette, pezzi mandati in giro, video caricati su YT, sbattimenti su palchi piccoli e grandi. Più i primi che i secondi. Ciò che ha lasciato un po’ in penombra il nostro eroe è probabilmente una difficoltà di incasellamento: ha una forte autorialità (testi di tutto rispetto che si muovono con ironia, ma sfociano in ritratti di falliti, di persi, di vite anonime), tuttavia non lo diresti esattamente un cantautore (né classico, né 2.0); mastica con sapienza un vocabolario rock, ma non fa esattamente un rock; è indipendente senza essere indie; è moderno nell’attitudine, ma non lo è affatto nei suoni, ben avvitati nel decennio d’oro 1965-1975. Insomma, è un artista che magari non cogli del tutto al primo ascolto, ma che sei hai la costanza di dargli un secondo e poi un terzo giro, ti conquista e ti pianta il suo vessillo sul cranio.

Questo suo ultimo lavoro, L’Uomo Tigre ha fallito, rispetto al precedente (e già notevole) La diva del cinemino, sembra voler ampliare la gamma sonora, lasciando che ogni pezzo viva di un suo andamento peculiare, così da ritagliarsi il proprio spazio nel nostro cuore, spesso assediato da mirabolanti sensazioni del momento che ci sfracassano le palle con le loro noiosissime crisi dei trent’anni. Prendiamo, a mo’ di esempio, il poker iniziale che parte con Cadenza, una dilatata freakettonata alla Claudio Rocchi (già richiamato nell’album precedente in Concubina la cui strofa riecheggiava “La tua prima luna”). E’ poi la volta di Le scimmie, un trascinante rock-blues (vedi sopra), e di Roulette russa, un pezzo fischiettante, dalla strofa filastrocchesca, con inciso alquanto psichedelico. A chiudere la quaterna iniziale ecco poi le atmosfere Sixties di L’aria. Il disco potrebbe potrebbe finire qui, e già saremmo contenti. Invece va felicemente avanti, tra l’ingannevole dream-pop di Soap-opera (che ritrae una un’umanità disperata e incattivita),  l’indolente sing-a-long di Vecchie foto e denti rotti e il claudicante Valzer degli zombi che richiama alla memoria un altro illuminato dropout della musica italiana come il geniale Babalot.

Senza dilungarci per forza su tutte le nove canzoni di questo lavoro, vi basti sapere che in ogni pezzo c’è almeno un colpo di genio, una sorpresa che spariglia le carte, uno scarto che non ti aspetti, un tocco di classe. Può essere una trovata melodica o di arrangiamento, un ritornello inatteso, un passaggio del testo su ti ritrovi a meditare, più probabilmente tutte queste cose messe assieme. E’ davvero un peccato che un album di tale caratura non abbia ancora trovato un’etichetta disposta a dargli la forma fisica di un CD, o, meglio ancora, di un 33 giri, sicché questa splendida musica viaggia per il momento nella forma virtuale, ed è acquistabile in vendita digitale  distribuito da Zimbalam su Spotify, Deezer e via dicendo.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Claudio Bollini e Giuliano Clerico  
  • Anno: 2016
  • Durata: 39:00
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Cadenza
02. Le scimmie
03. Roulette russa
04. L’aria
05. Soap-opera
06. Vecchie foto e denti rotti
07. Valzer degli zombi
08. L’Uomo Tigre ha fallito
09. Sotto undici stelline

Brani migliori

  1. Valzer degli zombie
  2. Roulette Russa
  3. Soap opera

Musicisti

Giuliano Clerico: voce, chitarre a 6 e 12 corde, chitarra elettrica, sintetizzatori, organo, piano elettrico, flauto dolce, glockenspiel  -  Claudio Bollini: batteria e percussioni  -  Michelangelo Brandimarte: basso elettrico  -  Alex Secone: pianoforte, piano elettrico, tastiere  -  Luca Marinacci: basso elettrico  -  Morena Pavone: cori.