Uno degli aspetti più interessanti degli ultimi
venticinque anni è il recupero di una rinnovata attenzione verso il canto folk,
popolare, etnico. A livello italiano possiamo attribuire al binomio De Andrè-Pagani, con il capolavoro
“Creuza de mà” del 1984, il merito di avere rilanciato il discorso
etnico-popolare. A Brescia credo che nessuno abbia da obiettare se individuiamo
nel disco “Torololo” (1998) e in Charlie Cinelli il riferimento del new-folk
bresciano. Entrambi questi album hanno avuto il merito di riprendere la
tradizione riaggiornandola con suoni più freschi e aperti, più adatti
all’habitat musicale contemporaneo. Questo preambolo ci è servito per
introdurre il nuovo recente disco di un gruppo bresciano particolarmente
interessante. Si tratta dei
Malghesetti,
nati nel 2001 come supporto al disco “Nom e cognom” di Charlie Cinelli,
trasformatisi nel 2003 in
Malghesetti Indipendenti e approdati finalmente nel 2009 a questo album
d’esordio. La band è composta da Ivan Becchetti e Massimo Pintossi alla voce,
Dario Fezzardi al contrabbasso e agli arrangiamenti, Gigi Puxeddu all’armonica
e voce e i giovani Maurizio Felicina alla batteria e Stefano Gustinelli alla
chitarra acustica, senza trascurare Arturo Raza, anima, voce e “logo” del
gruppo. A questi si aggiungono due collaboratori “fissi” come Mauro Becchetti,
fisarmonica e arrangiamenti, e Giovanni Pintossi al violino. Con “
Malghesetti” il gruppo si propone come
uno dei punti fermi del folk bresciano di questi ultimi anni, dimostrando di
aver recepito nel modo migliore il nuovo vento folk. Il disco è godibile,
attinge direttamente dalla tradizione popolare mostrando però la giusta
apertura verso il mare infinito della musica. I Malghesetti recuperano nel
disco tutti e sei i brani già inseriti nelle varie raccolte dialettali “
…Goi de contala?”:
la “
Pinamata”, nata da un testo del poeta bresciano Aldo Cibaldi, ”
Le castignine”, delicata ballata
introdotta dal recitato di Francesco Braghini, “
I dis che i minatori son lingeri”, coinvolgente canto
tradizional-popolare nel repertorio della Famiglia Bregoli, “
Osterie de paes”, un testo del poeta Alberto
Iottini messo in musica, il traditional “
A
lè ura a lè tarde” e “
Busulù”, canzone
popolare del Carnevale di Bagolino e Ponte Caffaro. A queste canzoni ne hanno
aggiunte altre 4 più la poesia composta e recitata da Massimo Pintossi, “
Nel bus en font al cor”, che chiude con
delicatezza il disco. Un album nel quale si intrecciano molteplici esperienze e
influssi musicali, che vanno dal tradizionale, al beat, al polifonico di
matrice gregoriana, al rock, che si fondono però in un folk frizzante dal retrogusto
asprigno, tipico delle valli bresciane. Un’ottima compagine quindi, nella quale
spiccano il timbro vocale di Ivan Becchetti e la dimensione poetica assicurata
dalla presenza di Massimo “Mahem” Pintossi.
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