Alibia
Manuale Apocrifo delle Giovani Marmotte è, paradossalmente, un trattato di geometria. All'incrocio di arte e perfezione matematica (e forse non è un caso che sia il terzo LP), gli Alibia collocano questo nuovo album, già pronto per un'analisi a raggiera nel profondo dell'attualità, all'interno di un'orizzonte socio-culturale che ha i più disparati punti di riferimento: da Lagrange a Debord, da Troisi (sì, proprio l'attore) a Wittgenstein. Il tutto per deviare lo sguardo, cambiare il punto di vista. Un manuale di geometria apocrifo, non riconosciuto, che apra gli occhi all’ingenua marmotta che lo voglia sfogliare, che si voglia perdere nel calcolo.
Lo sguardo è lapidario fin dalle prime note. «Nell'impero dell'inganno, la verità è rivoluzione», cantano gli Alibia, nella loro voce ermafrodita – l'unisono di Massimo Bonelli e Katja Moscato - : è un universo impregnato di vanità (Il mio secolo), soffocato da una (a)morale edonista e autoindulgente (Fondamenti di immoralità). Il cambiamento c'è, ma è una rivoluzione posticcia e ingorda, patinata e on demand (Il gioco della rivoluzione), dove tutto è irrimedabilmente circolare e ondivago, le ideologie tornano su come la bile (Il moto circolare).
L'unica autenticità è nella vita interiore. C'è anche l'amore intimo che si staglia sul disfacimento (L'estate che non c'è), un amore così intenso da meritare un affresco abbacinante e sublime (L'idea di te). C'è il tempo – una variabile di certo non sottovalutabile nel “calcolo”- che continua inesorabile, un vettore che si vuole invertire con ricordi sconsolati (La geometria del tempo), ma che continua a sfuggire di mano (Il principio di conservazione). La meccanica di Lagrange è il punto intermedio: il sentimento sfugge a ogni determinazione, sconfina nell'indeterminatezza quantistica, la stessa che in Coordinate per il futuro ha ormai infettato un Io bisognoso di ritrovarsi al di là delle omologazioni.
Gli Alibia si confermano fortemente ancorati al rock elettronico che li ha consacrati nello scenario alternative italiano, solidi ma in evoluzione. Se il tempo ha un unico vettore anche per loro, speriamo continui così.
01. Il mio secolo
02. Fondamenti di immoralità
03. L'estate che non c'è
04. Il segreto
05. La geometria del tempo
06. Il principio di conversazione
07. Il gioco della rivoluzione
08. L'idea di te
09. Il moto circolare
10. La meccanica di Lagrange
11. Coordinate per il futuro
Nicola Bonelli: batteria. Felice Calenda: basso, chitarre su 11. Vincenzo Marzullo: chitarre, basso su 11. Cristiano Peduto: pianoforte, synth, programmazione. Katja Moscato: voce, pianforte, glockenspiel in 1. Massimo Bonelli: voce.