Simon Luca e L'Enorme Maria
Erano davvero tanti i musicisti che facevano parte dell’ensemble artistico chiamato L’Enorme Maria. Soprattutto musicisti del circuito milanese che agli albori degli anni ’70, nella casa discografia Ariston, avevano trovato l’ambito giusto in cui poter dimostrare le proprie doti e proporre progetti artistici. E nell’album di SimonLuca, “Per proteggere l’enorme Maria” molti furono i musicisti dell’area musicale milanese che parteciparono a quel lavoro del 1972 (tra i tanti ricordiamo Lucio Fabbri, Fabio Treves, Ricky Belloni, Alberto Camerini, Eugenio Finardi insieme ai compianti Donatella Bardi e Massimo Villa ai cori). Erano tempi di grandi speranze e sogni anche per quanto riguardava l’aspetto musicale e alcuni dei musicisti coinvolti seppero, in seguito, trovare un proprio spazio nella discografia italiana e/o, comunque, nel mondo della musica (qui sotto una foto dell'epoca).
“Mastico asfalto” arriva dopo cinquant’anni giusti giusti (ma sarebbero stati di meno se il covid non avesse dilatato i tempi di questa così come di molte altre uscite discografiche) e la discografia rivede l’immagine dell’enorme Maria, aggiornata in alcuni aspetti ma sempre con il suo fascino grafico, grazie alla “complicità” di SimonLuca che si è fatto aiutare, oltre che dai musicisti coinvolti, anche dai figli Tiziano Elia e Gabriel Mattia in alcuni testi. E, da sottolineare, dall’unico musicista che è tornato “sul luogo del delitto”: Fabio Treves con la sua armonica piena di colori… Da segnalare che ogni brano, come si può vedere sul libretto con i testi, è accompagnato da una immagine dedicata che vuole rappresentare una sorta di abbinamento ai brani.
Si inizia con Credo, un blues deciso con l’armonica di Fabio Treves alle spalle e il basso che romba come il motore di un aereo. Un blues che parla dell’importanza dell’attenzione nei confronti della propria metà evidenziando il valore del rapporto d’amore che viene prima di ogni altra cosa, occupazione, valore. Un mettere l’accento e l’attenzione sul rapporto con la propria metà, quasi un amore “cieco” dove ogni altro valore viene messo in secondo piano, o quasi.
Immagine abbinata di Mario Camerini
Mastico asfalto, brano che dà il titolo all’album, è una sorta di canto di ribellione da parte di un ‘ragazzo’ che ha superato da tempo i ’70 (intesi come anni anagrafici) ma che ritiene ancora un dovere il cercare di dispensare pensieri “alternati” rispetto ai (dis) valori dei tempi che viviamo, mettendo al centro il valore della musica come elemento salvifico. Un buon rock, con la chitarra elettrica di Marco Leo che si fa sentire, delicata ma incisiva quando serve.
Immagine abbinata di Sebastjana
Un’ incursione in un tempo di sogni che tra la fine degli anni ’60 e gli inizi dei ’70 avevano capito dove questa società ci avrebbe condotti è rappresentata da Confini. Quasi un’elegia al passato ma, insieme, alla volontà di non arrendersi al presente. Abbattere muri per superare solitudini è il concetto fulcro di questo brano. La chitarra di Claudio Bazzari produce piccoli sonori ricami che si legano bene tra canto e coro.
Immagine abbinata di Dario Piana
Fuori dal fango è la quarta traccia e si presenta con il suono del pianoforte, basso e sax scuro a far quadrato intorno alla voce di SimonLuca (accompagnato dalla voce di Veronica Canestrari), in una scorribanda musicale nel mondo delle diseguaglianze. Un mondo descritto in maniera originale dalle liriche e con un tiro sonoro in cui il basso dà forza e sostegno al suono del pianoforte. Un buon brano, fumoso e scuro, notturno e deciso.
Immagine abbinata di Silvano Bulgari
Potrebbe essere una originale ninna nanna Numeri prigionieri, con la voce quasi trasparente di SimonLuca e un basso che anche in questo caso caratterizza molto il sound generale. Un brano pieno di disillusione e privo di speranze rispetto al futuro. La forza, pare di capire, sembrerebbe l’unico valore su cui fondare l’oggi e, certamente, non è una dimensione ambita.
Immagine abbinata di Linda Cornelius
Siamo al penultimo brano e si cambia mood. Infatti, con Sopra i raggi della luna arriva un ritmo funky, per un testo che anche in questo caso si orienta verso una dimensione di ‘resistenza’ rispetto alla realtà consolidata. “Tempi scuri, questi, senza sogni. Anime in vendita senza vergogna” recita il testo con un “Puoi sentirmi?” che rievoca il “Can you hear me…?” cantato dagli Who nel 1969. Il sax, presente con garbo, è fondamentale nell’economia del brano.
Immagine abbinata di Gabroschi
L’album si chiude con Verso l’infinito, brano pianoforte e voce, per una canzone-ricordo del tempo della giovinezza dell’autore. Un ritratto quasi bucolico di un tempo lontano ma mai dimenticato. Un brano delicato, con passaggi chitarristici (del bravo Marco Leo) elaborati e in pieno stile anni ’70. Anni complicati ma, artisticamente irripetibili.
Immagine abbinata di Ornella Ferrario
“Mastico asfalto” è un album suonato in maniera diretta e capace, ancora, di stimolare un pensiero declinato sia verso i propri trascorsi ma, soprattutto, come una sorta di rimpianto “attivo” che consenta di conferma i valori in cui si è creduto e che, dopo decenni, possiedono ancora un valore importante e da non disperdere.
01. Credo
02. Mastico asfalto
03. Confini
04. Fuori dal fango
05. Numeri prigionieri
06. Sopra i raggi della luna
07. Verso l’infinito
Edoardo Maggioni: pianoforte e tastiere
Cesare Pizzetti: basso doppio
Peppe Burrafato: batteria
Lalla Francia: cori e direzione
Simona ‘Jammin’ Bovino: coro
Veronica Canestrari: cori
Ivan Padul: cori
Jordan Brown: cori
Ospiti
Fabio Treves: armonica in Credo
Claudio Bazzarri: chitarra elettrica in Confini
Amedeo Bianchi: sax in Fuori dal fango e Sopra i raggi della luna
Lalla Francia: seconda voce in Sopra i raggi della luna
Veronica Canestrari: seconda voce in Fuori dal fango