Salvo Lazzara
Anche la musica cosiddetta etnica, che per molti versi è già di per sé un’evoluzione della musica comunemente definita “tradizionale”, sposta in avanti i propri orizzonti, si stacca, almeno in parte, dalla strumentazione più consueta, formata per la maggior parte da strumenti acustici, ed inizia a mescolarla con elementi chiaramente elettronici, ricalibrando così il proprio ambito, soprattutto dal punto di vista (o meglio di ascolto) spaziale. Tra gli effetti di questa modificazione dell’approccio strumentale, saltano all’orecchio una maggiore profondità sonora, una sensibile dilatazione melodica, ma soprattutto la maggiore difficoltà nel connotare geograficamente le influenze che ne determinano gli esiti.
Materia e Memoria è titolo quanto mai azzeccato per il nuovo lavoro di Salvo Lazzara e del suo Pensiero Nomade, proprio perché definisce due degli elementi fondamentali dell’album: la “materia”, ovvero i suoni, le impressioni, le melodie, ed appunto la “memoria”, ovvero quell’insieme di sensazioni che giungono temporalmente da molto lontano, e che il musicista romano ha raccolto ed assemblato. Il terzo elemento sta nel nome stesso del progetto, ovvero pensiero “nomade”: non solo, quindi, elementi nostrani - mediterranei per intenderci -, ma influenze dettate da quella sorta di viaggio che è quest’esperienza musicale, e che dunque allarga decisamente i propri confini.
Un approccio decisamente interessante, al quale non è certamente estranea la formazione “progressive” del chitarrista, che in quell’ambito si era distinto, negli anni ’90, con i suoi Germinale.
L’album è una sorta di lunga suite, che sviluppa più temi senza mai ritornare, periodicamente, su melodie già eseguite: ed allora massima concentrazione, perché non ci sono riferimenti ricorrenti ma un continuo evolversi dei suoni che si trasforma in un continuum privo di strofe, ritornelli o altre scansioni comunemente utilizzate. Nonostante questo il lavoro abbia una sua precisa coerenza, non risulta dispersivo, ma armonico, proiettato decisamente in avanti, soprattutto grazie alla suddetta commistione strumentale che crea tensioni, e le smorza, mantenendo viva l’attenzione dell’ascoltatore.
Un lavoro decisamente affascinante, profondo e denso di suggestioni, e che, come detto, rappresenta senza dubbio un passo in avanti nella ridefinizione dei confini della musica “etnica”.
01. Alla deriva
02. L’abbandono
03. Forse altrove
04. Nella corrente
05. Il vuoto necessario
06. Di nuovo quiete
07. Materia e memoria
08. Dolcezza del tempo
09. Senza radici
10. Lontano da casa
11. Il senso delle cose
12. Mentre tutto cambia
Salvo Lazzara: guitars, oud, bass, loop, samplers Davide Guidoni: drums, percussions, programming Alessandro Toniolo: flute, devices Luca Pietropaoli: trumpet, flugelhorn, devices Fabio Anile: piano, keyboards, programming, percussions