Syndone
Tra i protagonisti di quel piccolo “risorgimento” del prog italiano che risale ai primi anni ’90 c’erano anche loro, i Syndone; onore a Nik Comoglio che ci ha creduto, ha atteso che i tempi fossero maturi ed ha rimesso in pista la band, anche se molte sono le differenze rispetto al progetto originario.
Non più un power trio sullo stile EL&P ma una band composita, in cui gli strumenti elettrici vanno ad unirsi a quelli acustici, classici, creando un mix di suoni molto dinamico ed accattivante; Melancholia d’Ophelia è un biglietto da visita chiarissimo, che definisce i termini di questo progetto, nuovo perché, come detto, parte da basi e con coordinate rinnovate.
Certo, non mancano i brani strumentali classicheggianti, Allegro feroce e l’emersoniana 4 hands piano boogieprog, che caratterizzano il genere, ma la differenza rispetto al passato è udibile immediatamente; non più quell’approccio sinfonico che da molti veniva definito, con una certa alterigia, “pomposo”, e nemmeno tappeti di tastiere interminabili, epici, ma forse a volte eccessivi: qui c’è leggerezza, lievità, più pianoforte che synth, c’è il violino e non la chitarra elettrica, anche il Moog non scatena i suoi oscillatori ma riesce a “contenere” il suo inevitabile scalpitio.
Anche il cantato, ed è merito, davvero, di Riccardo Ruggeri, (da ascoltare soprattutto Dentro l’inconscio), non scimmiotta modelli d’oltremanica, né calca troppo sui registri della potenza, insomma, va al di là dei principali limiti dei vocalist prog italiani degli anni ’70, ovvero quello di “calcare “ troppo e quello, all’opposto, di risultare piatti, monocordi, poco dinamici.
Melapesante è interpretata, sofferta, sussurrata, ma senza forzature né eccessi, comunica un idea di forza ma non trasmette l’idea di sforzo; se c’è un brano che, per struttura ed esecuzione, riporta ai fasti settantiani, questo è sicuramente Magritte, malinconico, decadente, nostalgico, che soprattutto nel suo sviluppo, più che nelle sonorità, riporta a Dolcissima Maria della PFM.
Con Giardino delle Esperidi, invece, i Syndone riescono a fondere musica progressiva ed elementi jazz-rock, fanno intervenire il vibrafono di Francesco Pinetti, strumento inusuale, e basano il brano sugli archi ed i cori, con le tastiere a “colorare” la melodia, mentre in Malo in adversity (9112001 NYC) l’accento viene posto sulle dinamiche, che ne fanno un brano fortemente differenziato, ricco di variazioni, nel ritmo e nell’armonia, che scivola in Mela pensante, tra Capossela e Kurt Weill.
Un disco bello, pieno di spunti e di intuizioni, che non si “avvita” mai su sé stesso, piacevole e ben suonato, decisamente “progressive”, anche nel senso letterale del termine…
01. Melancholia d’Ophelia
02. Allegro feroce
03. Melapesante
04. Magritte
05. Giardino delle Esperidi
06. Malo in adversity (9112001 NYC)
07. Mela pensante
08. Mela di Tell
09. Dentro l’inconscio
10. 4 hands piano boogieprog
Nik Comoglio: piano, Hammond, Moog, Rhodes, keyboards, backing vocals Federico Marchesano: bass, double bass Francesco Pinetti: vibraphone, timpani, cymbals Paolo Rigotto: drums, percussion Riccardo Ruggeri: lead vocals Umberto Clerici: cello Paola Perardi: cello Claudia Ravetto: cello Beppe Tripodi: violin Marina Bertolo: violin Elena Favilla: alto Andrea Manco: flute Luigi Finetto: oboe Gomalan Brass Quintet: brass Pino Russo: classic guitar Andrea Scagliarini: harmonica