Gli anni ’90 sono passati da un pezzo, i nostri giorni da liceali tristemente finiti, MTV non passa più i video di Janet Jackson e delle All Saints, e anche Mike Patton ha messo la testa a posto e dai Faith No More e Mr. Bungle è passato alle canzonette dei
sixties italiani. Eppure quegli anni se li ricordano in tanti: senz’altro Brandon Boyd degli Incubus, Jonathan Davis dei Korn e quel pagliaccio di Fred Durst dei Limp Bizkit... tutti nomi che godono ancora dei frutti di quell’era d’oro del nu-metal.
E tornando ai nostri lidi, se li ricordano, e bene, gli
Enil La Fam, giovane ma non imberbe (tanti progetti, tanti palchi alle spalle) quartetto milanese giunto con
“Midst” al suo album d’esordio.
Undici tracce filologiche ma non troppo: agli echi delle band sopracitate (Incubus e Faith No More più che Limp Bizkit, per fortuna) si affiancano momenti quasi emo, nell’accezione positiva (se esiste) del termine, e accelerazioni improvvise, che strizzano l’occhio al metal quello vero, non annacquato per passare sulle tv musicali.
Melodie azzeccate dunque, come quelle di
S&M e del singolo-killer
The Fail, ma anche una certa volontà di sparigliare le carte in tavola, sperimentando con tempi dispari ed elettronica. Proposito lodevole quest’ultimo, ma anche a doppio taglio: non tutti gli episodi di “Midst” si prestano a un simile trattamento, più che altro non se ne sente il bisogno... E poi (correggettemi se sbaglio) non serve necessariamente citare i Tool o gli A Perfect Circle per conquistare gli amanti di nu-metal, prog-metal e affini. Qui, come altrove, basta avere un pugno di bei pezzi, un ottimo cantante, spaccare dal vivo, e soprattutto... crederci. Bella scoperta, mi direte; ma se vi dico, già da ora, che gli Enil La Fam sono sulla buona strada, vi fidate oppure no?
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