Maria Pia De Vito
Maria Pia De Vito è da sempre un’artista vorace. Il suo percorso artistico lo rivela chiaramente: jazzista per i jazzofili (magari non solo per loro), ha sposato nel corso degli anni l’idioma – meglio: l’approccio vocale – afroamericano con la tradizione della sua terra, Napoli, così come con “interferenze” più squisitamente contemporanee. Album come “Nauplia”, “Fore Paese”, “Phoné”, nella seconda metà degli anni Novanta ne hanno felicemente accompagnato il trascorrere, sempre da un’ottica jazzistica (che vuol dire anzitutto – o almeno dovrebbe – tensione verso l’azzardo, la scoperta perpetua), appunto da una ricerca più rivolta al recupero del retaggio popolare a un occhio forse più sperimentale in senso persino “colto”. Tutto ciò schematizzando piuttosto rozzamente. Corporeità (e quindi esuberanza, non solo creativa) ed eleganza si sono sempre ben amalgamate in lei, complici musicisti del valore di John Taylor, Rita Marcotulli, Ralph Towner, ecc.
Con l’avanzare del nuovo millennio, Maria Pia si è avvicinata maggiormente a una dimensione pop, in senso quanto mai lato, in particolare rileggendo in “So Right” (2005) il songbook di un monumento come Joni Mitchell. Quest’ultimo lavoro procede sulla falsariga. Che significa, anche, porsi in un’ottica diversa, decisamente meno jazzistica (con quanto ne consegue: vedi sopra), e invece più rispettosa dei “sacri testi” originari. Così nell’omaggio alla Mitchell, così in questo Mind the Gap, che riprende brani di Tim Buckley, Jimi Hendrix, Randy Newman, Björk e li affianca a pagine di artisti vicini (la citata Marcotulli, Ander Jormin, lo stesso Django Bates) e creazioni estemporanee. Il fatto è che il registro su cui la musica si muove non sembra rivelare se non episodicamente le diverse provenienze: il tocco, salvo eccezioni, è quello, per lo più lieve, lineare, poco accidentato, e quindi di rado sorprendente.
Fra le citate eccezioni, segnaleremmo anzitutto Eccesso (Marcotulli), episodio che – in fondo nel rispetto del titolo – è il più frizzante del lotto. Ma anche episodi di grande raffinatezza quali Song to the Siren (Buckley), Stages (Bates) e I Think It's Going to Rain Today (Newman) si fanno senz’altro apprezzare. Su tutto aleggia in ogni caso come un eccesso di pudore, quasi di prudenza (anche nell’uso dell’elettronica, piuttosto omogeneizzante), che sembra un tratto ormai consolidato dell’ultima De Vito. Che confidiamo ritrovi a breve la curiosità dei suoi lavori migliori.
01. Mind the Gap
02. Opening Doors
03. Song to the Siren
04. If Six Was Nine
05. In Winds
06. I Invented You
07. Stages I, II, III
08. Eccesso
09. No More I Love You's
10. Zoobab De Quab
11. I Think It's Going to Rain Today
12. Hidden Place
Maria Pia De Vito: voce, live electronics Claudio Filippini: pianoforte, tastiere Luca Bulgarelli: basso elettrico, contrabbasso, live electronics Walter Paoli: batteria, live electronics Francesco Bearzatti: sax tenore, clarinetto, live electronics Roberto Cecchetto: chitarre, live electronics Michele Rabbia: percussioni, live electronics