Andrea Lorenzoni
Mondo Club è il titolo del primo album da solista del cantautore bolognese Andrea Lorenzoni. Si tratta di un album prevalentemente pop a cui di certo non mancano contaminazioni orientali e, in questo senso e su alcuni episodi, possiamo considerarlo sperimentale. O perlomeno, lo diventa se escludiamo canzoni o album dove c’è una volontà precisa di usare e dare un peso a suoni, strumenti, atmosfere di questo tipo. Qui c’è solo una voglia di inserire un colore, un suono che possa portare a quelle atmosfere senza farsi inglobare.
Più in generale, i brani che pur trovano una buona coerenza nella musica e nei testi, negli arrangiamenti rischiano di sembrare troppo elaborati o, di contro, spiazzano per una semplicità eccessiva. Andrea ha al suo attivo un’esperienza con i Divanofobia, band attiva sul territorio emiliano da ormai dieci anni, ma la sua passione per la scrittura (nel 2012 ha pubblicato ‘Parlo dentro’, un libro di poesie) lo ha portato a mettere in proprio le idee e affiancare una carriera solista. Per questo suo primo disco, alla produzione chiama al suo fianco Michele Postpischl, sezione ritmica degli Ofeliadorme Più sotto nella foto, seduto nel suo studio di registrazione), gruppo bolognese attivo nel mondo indie. Le parole dicevamo. I testi di ‘Mondo Club’ rifuggono volutamente storie semplici e spensierate, anzi, più spesso seguono storie d’amore complicate, dove la donna diventa soggetto principale con tutte le sue dinamiche di coppia. Ma nell’album non mancano sguardi e riflessioni su tematiche sociali, così come non manca quel pizzico di malinconia autobiografica, tipica di chi ama giocare con le parole e Andrea che bene sa quanto sia efficace usarle con precisione. Nulla di pesante, sia chiaro, anche perché il tutto viene compensato da una leggerezza di fondo che non deve essere vista nella sua accezione negativa, piuttosto come una volontà a rendere più fruibili (in alcuni casi verrebbe da dire quasi ballabili…) i suoi brani.
Nel complesso il giudizio rimane sospeso tra due riflessioni. La prima è che la scrittura vera e propria dei pezzi, specie nella parte letteraria, sia valida, denota cioè una buona capacità di mettere in musica pensieri e riflessioni che sicuramente nascono prima sulla carta. Quello che però appare altrettanto evidente è che le canzoni non siano supportate a dovere da un lavoro uniforme negli arrangiamenti. Manca un lavoro di post-produzione adeguato all’intensità dei pezzi. Come se a fianco di un buon piatto mancasse il contorno. È pur vero che stiamo parlando di un album d’esordio e quindi i margini di assestamento sono in divenire, ma troppo spesso quando l’attenzione si focalizza troppo sulla cura dei testi il rischio di lasciar cadere in second’ordine il preziosissimo lavoro sugli arrangiamenti è dietro l’angolo. Se si vuole fare canzoni e musica pop, gli “esperti” partono addirittura da questi. Chiara la nostra provocazione, ma trovare il giusto equilibrio nel mondo pop è la carta vincente per avere almeno qualche chance
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