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Machine Project

Music For a While

Musica barocca e musica jazz; può sembrare davvero un’impresa quella di riuscire a “farle suonare” insieme; eppure Sara Della Porta e Manuela Pasqui non solo si sono messe in testa quest’idea meravigliosa, ma l’hanno proprio realizzata. Un pugno di brani, alcuni tradizionali, altri di autori non fra i più conosciuti, scelti non tanto per la loro maggiore o minore notorietà, ma proprio per la loro “funzionalità” al progetto da cui è nato Music For a While, titolo che, fra l’altro, deriva dal brano omonimo, del compositore barocco inglese Henry Purcell, eseguito all’interno dell’album.

Musica “antica”, dunque, insieme a standard jazz e classici, i cosiddetti evergreen, quali possono essere considerati Yankee Doodle (qui riproposta in una versione straniante, che va parecchio al di là delle più ardite sperimentazioni free jazz), Greensleeves (anch’essa ampiamente riveduta e corretta nelle parti vocali) o An Irish blessing, basi sulle quali i musicisti coinvolti hanno avuto, come dire, “ampia facoltà” di improvvisare.

La logica di un approccio di questo tipo è, tutto sommato, evidente e comprensibile: dal momento in cui un musicista, oltre che esecutore, è anche ascoltatore, viene a contatto (o, per lo meno, sarebbe auspicabile lo facesse) con una grande quantità e varietà di generi, stili compositivi, arrangiamenti ed interpretazioni differenti. A quel punto risulterà difficile, o per lo meno riduttivo, per lui, delimitare la propria direzione musicale, proprio perché questi stimoli non faranno altro che suggerirgli costantemente, idee, impressioni, suggestioni differenti.
Ed allora, conseguentemente, ogni brano, ad ogni esecuzione, acquisterà o perderà alcune delle sue caratteristiche più o meno considerate standardizzate, verrà costantemente rivisto, rielaborato, diverrà una sorta di “base” da cui partire per successive esplorazioni.
Le variazioni melodiche, armoniche e ritmiche si susseguono lungo una linea di basso continuo, che diviene l’unico elemento stabile dell’esecuzione, il filo di Arianna a cui si riannodano, volta per volta, i percorsi degli altri strumenti; ed allora anche un brano come Che si può fare, realizzato dalla compositrice e soprano barocco Barbara Strozzi, acquisisce una venatura swing che, sorprendentemente, ne esalta le caratteristiche in una rilettura che poteva apparire azzardata.

E se di azzardo si vuole parlare, ebbene azzardo, in senso positivo ovviamente, è il termine che meglio definisce questo album dei Machine Project, prodotto dal desiderio di scomporre e ricomporre brani altrimenti cristallizzati nel tempo, cercando di mostrarne un’anima diversa, inaspettata, inconsueta.
Non succede frequentemente ma, sicuramente, in questo caso il termine, ed il concetto di “riscoperta” trovano una collocazione quanto mai appropriata e significativa.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Machine Project, Emiliano Torquati
  • Anno: 2013
  • Durata: 51:55
  • Etichetta: Zone di Musica

Elenco delle tracce

01. Belle qui tiens ma vie
02. Yankee doodle
03. Che si può fare
04. Così non la voglio
05. Greensleves
06. Music for a while
07. In un fiorito prato
08. Passacaglia
09. An irish blessing

Brani migliori

  1. Belle qui tiens ma vie
  2. Che si può fare
  3. Music for a while

Musicisti

Sara Della Porta: voce  -  Manuela Pasqui: pianoforte  -  Francesco Puglisi: contrabbasso  -  Riccardo Gambatesa: batteria  -  Fabrizio Sferra: batteria  -  Javier Girotto: sassofoni  -  Danila Massimi: voce, percussioni