Ivano Fossati
Dopo lo scivolone de “L’arcangelo” (un solo brano memorabile: “Il battito”), questo nuovo lavoro di Ivano Fossati era senz’altro molto atteso da quanti (quorum ego) reputano l’artista di Leivi fra i tre o quattro maggiori cantautori italiani in attività. Il primo approccio non è dei più rassicuranti, dobbiamo ammetterlo: la coppia di brani iniziali (Il rimedio e Miss America) ribadisce l’eccessiva leggerezza del predecessore, un incedere troppo diretto, esplicito, che poco si addice al miglior Fossati. Il responso sembra già nell’aria, e invece, con Cantare a memoria, inizia a cambiare qualcosa: la vocalità fossatiana, sempre preziosa, aristocraticamente sospesa, allusiva, che però prima pareva una zattera tra i flutti, scova ora rinnovate complicità. Dopo un bell’avvio evaporato, sopravvive un beat fin troppo quadrato, è vero, ma il salto in avanti è evidente. Non così nel Paese dei testimoni, un po’ verbosa e monolitica, in cui si accentua la discrasia tra voce e contorno, peraltro in qualche misura persino suggestiva (anche per alcune felici invenzioni testuali, tipo l’abbinamento-dicotomia letteratura/spazzatura). Elegante e sommessa, arriva quindi D’amore non parliamo più, pudico trio tra Fossati (al piano), Cantarelli e Riccardo Tesi (unica sua presenza, purtroppo). Un po’ sovrabbondante, ma seducente, ecco poi Last Minute, e l’alternanza fra episodi ora più diretti, ora più rattenuti, quasi rarefatti, tocca un attimo dopo Musica moderna, che passa il testimone a La guerra dell’acqua, di impronta rhythm’n’blues. Coinvolgente e avvolgente nella sua sensuale danzabilità (elemento in cui Fossati è maestro: si pensi solo a “L’angelo e la pazienza”), arriva poco dopo Illusione, che prelude al gran finale, coincidente con la già nota L’amore trasparente, scritta per “Caos calmo” e insignita in primavera di David di Donatello e Nastro d’Argento. Che dire che già non si sappia, in proposito? Che le belle sensazioni provate sui titoli di coda di un film di per sé già notevole giustifica in pieno quei riconoscimenti. Lo sbocco verso nuovi, gustosi frutti della migliore vena fossatiana, dopo i chiari di luna iniziali, sembra quindi decisamente più tangibile. Colpisce semmai il fatto che, in pratica, in Musica moderna convivano due soli filoni: quello amoroso e quello civile. Fossati ha saputo regalarci pagine stupende anche al di là di questo binomio: solo riandando alla stagione di mezzo, “Una notte in Italia”, “La pianta del tè”, “La volpe”, “Passalento”, “Italiani d’Argentina”, “Lindbergh”… Certo quella vena “mista” non può essersi esaurita. Aspettiamo fiduciosi.
01. Il rimedio
02. Miss America
03. Cantare a memoria
04. Il paese dei testimoni
05. D’amore non parliamo più
06. Last Minute
07. Musica moderna
08. La guerra dell’acqua
09. Parole che si dicono
10. Illusione
11. L’amore trasparente
Ivano Fossati:
voce, chitarre, pianoforte, armonium, armonica
Pietro Cantarelli: pianoforte, fisarmonica, tastiere, chitarre, basso,
programmazioni, samples, voce
Fabrizio Barale, Riccardo
Galardini: chitarre
Guido Guglielminetti,
Max Gelsi: basso
Dario Deidda: contrabbasso
Claudio Fosssati:
batteria, percussioni
Orchestra da Camera
della Compagnia diretta da Mirko
Guerrini
Vincenzo Zitello:
baghet bergamasca, tin whistle
Riccardo Tesi:
organetto diatonico
Lorenzo Corti:
chitarre elettriche