Mauro Ottolini Sousaphonix
Parlando di questo album, che completa un dittico a sei mesi circa dall’uscita del volume 1, il tutto “rinforzato” da un cartoon e da un documentario di tre quarti d’ora, Mauro Ottolini scrive: “ho voluto tradurre testi arabi, parole che parlano di amore e di fratellanza, riscrivere ninne nanne giapponesi e russe, far cantare ad un coro di montagna una canzone ucraina. Abbiamo registrato dal vivo un coro di bambini di Haiti che intonano una canzone dedicata a Babbo Natale [...] E poi una canzone originale, tradotta in finlandese, che racconta dell'artista clochard Matti Pellonpaa, e della sua speranza di trovare un giorno rifugio nell'amore”. Questa è solo una parte, pur consistente, di quanto troviamo in questo nuovo lavoro, che si discosta dal precedente per un’impostazione più strettamente connessa all’elemento-canzone, alla vocalità, senza che per questo manchino gli strumentali con la loro rotonda suggestione e la loro disincantata opulenza.
Fra i momenti che meglio sanno intersecare e bilanciare i due percorsi (fra i quali non esiste discrasia di sorta, del resto), citeremmo Zeynep / Bayram Ayinda, brano turco cui Ottolini fornisce una gustosa appendice strumentale di suo pugno (per comodità e chiarezza abbiamo indicato gli autori di tutti i brani nella tracklist), il brasiliano Libertaçao, di soffice pathos (voce, fisarmonica, chitarra, violino e trombone sugli scudi), l’egiziano Sirt El Hob, quasi bandistico, ancora dal Brasile (Paulo Soledade e Vinicius de Moraes), ma con inserto nostrano (opera di Sergio Bardotti), Poema dos Olhos de Amada, languido e decongestionato, e poi l’estroverso I’m Glad Salvation Is Free e ancora il libanese Allah Khbir, di sapido – quanto fisiologico – incedere arabeggiante.
L’impressione finale, tutto sommato, è che forse pubblicare i due volumi insieme, artisticamente parlando, con l’attuale impaginazione o meno, avrebbe giovato all’economia (magari non quella strettamente pecuniaria...) dell’opera. Che rimane fissata nella discografia in rapido divenire di Ottolini e di Vanessa Tagliabue Yorke come un momento assolutamente nodale. E chissà, ora, cosa ne seguirà...
Foto: Renato Begnoni, Roberto Cifarelli, Libertà.it.
www.mauroottolini.com/beta/orchestra-della-societa-senza-pensieri
01. Cooking Breakfast for the One I Love (Rose / Tobias)
02. Zeynep / Bayram Ayinda (Sandal / Mafyan / Ottolini)
03. Libertaçao (Ferreira / Moreira)
04. Choucoune (Montom / Durand)
05. Akatombo (Kosaku / Misao)
06. Sirt El Hob (parte 2) (Kalthoum arr. Ottolini)
07. Poema dos Olhos de Amada (Soledade / De Moraes / Bardotti)
08. I’m Glad Salvation Is Free (Mahalia Jackson / Bobby Smith)
09. Allah Khbir (Rahbani)
10. Mambo sans souci (Ottolini / Tagliabue)
11. Benia Calastoria (De Marzi)
Mauro Ottolini: trombone, tromba bassa, flauti, conchiglie, strumenti artigianali sardi, voce - Vanessa Tagliabue Yorke: voce - Vincenzo Vasi: voce, theremin, marimba, strumenti-giocattolo, elettronica, campionatore, pietre sonanti, ukulele - Flavio D’Avanzo: tromba - Guido Bombardieri: clarinetto, sax alto - Dan Kinzelman: sax tenore, clarinetto, clarinetto basso, flauto - Paolo Botti: viola, violino, dobro, mandolino - Titti Castrini: fisarmonica, armonio a pedali - Roberto De Nittis: malodica, armonio a pedali, marimba, grancassa - Mario Evangelista: chitarra hawaiana, dobro, mandolino - Peo Alfonsi: chitarre - Enrico Terragnoli: chitarra elettrica, banjo, podofono - Danilo Gallo: contrabbasso, basso elettrico,, liuto contrabbasso, balalaika bassa, swaringini - Zeno De Rossi: batteria, percussioni - Simone Padovani: percussioni - Stéphanie Océan Ghizzoni: voce in 04, 08, 10 - Valeria Sturba: violino, monotron, elettronica in 06 - David Brutti: sax soprano, baritono e basso in 08 e 10