Sara Franceschini
Conviene armarsi di coraggio e minuti liberi prima di ascoltare il disco d’esordio di Sara Franceschini. Posizionarsi in un luogo nascosto, lontano dal fragore del traffico, aprire le valvole del cuore e lasciarsi trasportare come sollevati dal vento. Non si può sprecare, non si deve. Nulla è lasciato al caso in Musiche del ritorno, un concept album in cui l’artista romana si muove morbidissima tra dodici tracce che pongono al centro del tutto il sempre difficile tema del viaggio.
Fuori da sé, dentro di sé, intorno a. Mancanze, assenze, ricordi, pena de l’alma e silenzi da rievocare, luoghi in cui ritornare, anelli da intrecciare nuovamente, strazio, rinascita: elementi di un attraversamento necessario per vivere in modo autentico, stringhe preziose a cui appigliarsi per ritrovarsi dopo essersi persi. Tre intermezzi brevi e recitati, bussola, àncora e nodi, sono le trame che preludono a ciò che arriva fermo, dritto, posizionato al centro: navigar é preciso canta nel mezzo Sara, alla traccia cinque, disegnando, con quel verso che fu di Pessoa e poi di Veloso, l’imprescindibile legge del cammino, il modus, l’unico a nostra disposizione.
Piantato il seme nel centro, intorno ci si muove in luoghi bellissimi, inesplorati, in rivisitazioni di pezzi della tradizione popolare brasiliana (raffinatissime le versioni di Infinito Particular e A Medida da Paixão), napoletana, in due inediti (uno a firma di Pino Marino, l’altro di Andrea Caligiuri) e, persino, in un cameo in lingua genovese firmato da Faber (D'ä mê riva). A corredo, gli arrangiamenti perfetti di Edoardo Petretti sono un cesello. Si inizia dal ventre, dal sesso, dal cuore, squassati e frammentati, indagando le ragioni del corpo in un pezzo de La Rappresentante di Lista, si chiude con la casa, luogo di arrivo e nido protettivo in cui riaversi. Una prima prova, un primogenito che la Franceschini (si percepisce immediatamente) ha concepito e covato con un’attenzione e una cura lodevoli, insieme a musicisti di razza, entrandoci con scarpe di cristallo, lingua di fuoco e voce di velluto. Lei c’è, canta, soffre e rinasce in ogni traccia, lasciando a bocca secca chi ascolta. Conviene armarsi di coraggio e minuti liberi, sì. Noi vi abbiamo avvisato.
foto di Francesco Ormando
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01. De-sidera (bussola)
02. Questo corpo
03. Da a meriva
04. A Medida da Paixão
05. Os Argonautas
06. Infinito Particular
07. E-leva (àncora)
08. La tempesta è un piatto che va servito freddo
09. Avere niente o avere te
10. M’aggia curà
11. A-ccorda (nodi)
12. La mia casa