Il sottotitolo di questo lavoro è “
Canti e musiche scritti nel cemento” ma,
forse, sarebbe stato meglio aggiungere “
e
nell’anima”, perché queste canzoni superano le barriere del cuore per
colpire, direttamente, quelle dell’anima.
Enzo
Avitabile, che ha la napoletanità incisa nel suo DNA dà, con questo lavoro,
una straordinaria prova di come sia possibile parlare e cantare di Napoli
superando ogni stereotipo, andando all’essenza della cultura di questa grande,
straordinaria, sfortunata città. Innanzitutto l’album è sobrio, assolutamente
non caratterizzato dagli stereotipi che, da sempre, perseguitano questa città.
E’ un lavoro sobrio, scarno, diretto, profondo. Un lavoro che si avvale del
canto, morbido e suadente, antico e onirico, di Avitabile, del violoncello
asciutto e toccante di
Marco Pescosolido,
della chitarra classica, limpida e struggente di
Umberto Leonardo. Sempre di Avitabile sono gli interventi
all’arpina ed al sax, suo grande amore, e le percussioni sono affidate a
Carlo Avitabile. Questo “
Napoletana” è un lavoro da ascoltare
con molta attenzione, prendendosi tutto il tempo necessario per assaporarne i
suoi aromi, i profumi della malinconia, che abbondano senza essere opprimenti,
per comprenderne appieno le ragioni. Ragioni che stanno anche nella carriera di
Avitabile ma, soprattutto, nella sua capacità di essere elemento di profonda
evocazione di un mondo ormai scomparso e che si regge sulla memoria e sulla
volontà di alcuni, instancabili ed irriducibili musicisti e letterati, che
sentono importante salvaguardare le proprie radici dalla tabula rasa culturale
che ci sta avvolgendo da tempo e che, come un pitone, ci stritolerà. “
Napoletana”, titolo che ci riporta alla
storica raccolta discografica di
Roberto
Murolo, indimenticato ed indimenticabile cantore di Napoli, non è solamente
un ottimo album (e sarebbe già molto) ma è un’indicazione imprescindibile se,
davvero, vogliamo salvare la cultura del nostro Paese prima che sia troppo
tardi.
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