Quando nello swing si affiancano sassofono e vibrafono, molto spesso, se non quasi sempre, la giusta alchimia si manifesta in maniera immediata, spontanea, senza la necessità di dover necessariamente creare una struttura all’interno della quale i due strumenti si debbano inserire.

Ciò che succede in Natura morta con flauto, l’ultimo lavoro del sassofonista e flautista Beppe Aliprandi e del suo Quartet è esattamente questo: non siamo nell’ambito del puro free jazz perché ci sono, è vero, degli schemi, ma la libertà espressiva, il rincorrersi degli strumenti, la varietà ritmica dei brani fa respirare un’aria diversa, quella, ad esempio, di Limone e panna, un brano che ti prende per mano ma non sai, sino alla fine, dove ti possa condurre…

Molto importante, in quest’ottica, il drumming di Marco Zanoli che, pur variando i tempi pressochè continuamente, riesce a mantenere la rotta di ogni singolo pezzo, andandolo a “riprendere” ogni qualvolta pare andarsene via nel segno di una strana ed affascinante sorta di anarchia.

Ed anche il contrabbasso di Yuri Goloubev si occupa, senza uno schema preciso, di introdurre, accompagnare in modo quasi “sotterraneo”, accentuare i passaggi, il tutto anche in un singolo brano, Natura morta con flauto, ad esempio, in cui non esiste un tempo specifico, ma quattro solisti che si intersecano senza che nessuno guidi l’altro.

Il vibrafono di Francesco Pinetti, strumento generalmente dalla forte connotazione ritmica, si esprime in quest’album in maniera differente dal solito, occupandosi di colorire i brani piuttosto che di accompagnarne lo sviluppo.

Insomma un lavoro, volendo usare una definizione un po’ originale, “ad anarchia controllata”, dove tutto il discorso musicale sembra sul punto di sfuggire di mano ma in realtà è molto più sotto controllo di quanto non si percepisca; e questa capacità è senz’altro una nota di indubbio merito per i quattro musicisti che si sono “sfidati” in questo contesto.

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