Mano-Vega
L’esordio dei Mano-Vega, attivi da un decennio, conduce per mano tra ombre liquide, che siano fondali oceanici o abissi di sensazioni interiori e verità ulteriori, accumulando pulsazioni elettroniche e fraseggi di chitarra prog, che compongono trame fittissime e avviluppanti. I nove brani dell’album si muovono tra ritmi spesso cadenzati di calcolata lentezza stoner e una complessità strutturale che a volte genera persino suite cupe e visionarie (v. ondanomala, accurata orchestrazione di silenzi, accelerazioni e decelerazioni fulminanti).
La ritmica elettronica nelle tracce del quartetto romano è come il bagliore notturno di un neon elettrico: fende il buio, eppure talvolta lo spoglia con chirurgica freddezza. È insomma un elemento di contrasto, in un’osmosi di caldo ed algido, che può anche essere d’effetto (si ascoltino ad esempio le antitesi tra virtuosismi di piano dark o sussurri da un lato, e sperimentazioni elettroniche imprevedibili dall’altro in Sinestesia o in Dal Rosso al Blu, breve viaggio d’amore estatico/lisergico), così come può annullare l’opposto in una medietà condannata allora a restare epidermica, nonostante le potenzialità viscerali delle sonorità. Omogeneo è invece il liquido amniotico esoterico/ermetico in cui fluttuano le parole e le atmosfere dei nove pezzi.
I brani maggiormente immersi in un alt-rock sperimentale, comunque, pur quando le opposizioni polari appaiono da ri-settare o gli arrangiamenti rischiano di risultare eccessivamente macchinosi (non tutte le tracce infatti mostrano l’accogliente, ipnotica fluidità della pressoché strumentale e psichedelica La prova del Vuoto) sembrano nel disco più nettamente marcati da un punto di vista stilistico rispetto a momenti musicali più allineati nei confronti di sonorità e codici già molto sfruttati nel panorama metal. Ma il gruppo dimostra di saper rischiare, ben al di là di pianificabili emulazioni di imprese già tentate: si tratta solo di mettere meglio a punto gli scafandri di questa esplorazione delle profondità rilucenti e oscure di un mondo chiamato cosmo. Oppure semplicemente Sé.
01. Ondanomala
02. La prova del Vuoto
03. Nel Mezzo
04. Sfere
05. Sinestesia
06. Dal Rosso al Blu
07. Opus
08. Magnum Opus
09. Dal Nero al Bianco
Valerio D’Anna: voce, piano, synth, handsonic, programmazioni Giovanni Macioce: chitarra, fx, theremin Lorenzo Mantova: basso, fx