Patty Pravo
Suvvia ammettiamolo: Nicoletta non è umana. La personalità è di quelle troppo forti perchè possa essere ascoltata con il solo ausilio delle orecchie: è necessario lasciarsi coinvolgere, divorare dalla sua essenza ultraterrena, dal suo appeal misterioso, esoterico appunto. Panta rei (tutto scorre) dalle sue corde vocali, attraverso quell’anima d’artista, venuta a nuova vita dopo il grande successo del 1997 con E dimmi che non vuoi morire.
Dopo sette anni dall’ultimo album d'inediti, Patty Pravo affronta nuovamente il mercato discografico con un disco al passo con i tempi, attraverso un prodotto dalle tinte a tratti rock, che non riescono tuttavia a sovrastare l’intimità della sua voce. La coscienza che ne esce fuori riprende forma in brani più lirici. Il parterre di collaboratori è di livello piuttosto alto: la produzione artistica è affidata al maestro Diego Calvetti; le canzoni firmate da rinomate penne della musica italiana come Giuliano Sangiorgi, padre dei brani Unisono e Cielo.
Ascoltare l’album significa lasciarsi trascinare dalla coerenza stravagante, effimera e accattivante di Patty Pravo, la palese dimostrazione di saper comunicare con la voce, lo spirito e la persona aldilà dei piccoli incidenti di pronuncia nel live, che tuttavia non hanno mai svalutato o denigrato il valore delle sue canzoni. Convincono una buona parte dei brani, primo su tutti il gioiello sanremese.
Il vento e le rose appartiene a quel filone di canzoni emozionali, una sorta di commento sonoro non invadente che, con la delicatezza di un’interpretazione educata, accompagna le sensazioni di chi la vuole ascoltare; il testo, leggero e incisivo allo stesso tempo, penetrante e funzionale.
Bonus tracks dell’album nella versione “deluxe” sono “Il vento e le rose” feat. Morgan, duetto mancato nella serata del venerdì; Sogno, colonna sonora del film campione d’incassi Mine vaganti e la versione rivisitata di Mille lire al mese di Gilberto Mazzi, interpretata in occasione della serata evento del 61° Festival di Sanremo, dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia.
Un album godibile, impermeabile ai giudizi non ponderati, portatore di un messaggio non convenzionale, che ha la presunzione di volersi inserire all’interno di un nuovo corso per la Strambelli che conoscevamo. Un disco sinonimo di sospensione, introspezione, carattere.
E, in tutto ciò, i pinguini cosa c’entrano?
01. La vita è qui
02. Unisono
03. Schiaffi di carezze
04. Il vento e le rose
05. Come fiele
06. Basti tu
07. The fool
08. Cielo
09. Malato amore
10. Averti qui con me
11. Fuoco calamita
12. Mille lire al mese
13. Il vento e le rose (feat. Morgan)
14. Sogno
Donald Renda: batteria Adriano Lo Giudice: basso Ronny Aglietti: basso Lapo Consortini: chitarre Roberto De Angeli: chitarre Diego Calvetti: tastiere, programmazione, pianoforte e Hammond Gabriele Bolognesi: sax Emiliano Cecere: cori Oversea Orchestra: archi