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Stefania Patanè

New Focus

Ascoltando le prime tracce del disco di Stefania Patanè si ha l’impressione di avere a che fare con un album jazz mascherato da altro. Andando avanti, e direi anche per fortuna, questo non è.

Si sarebbe potuto vederla anche al contrario, ovvero, poteva nascere il dubbio che il jazz fosse stato letteralmente “usato” per dare un tocco di modernità e raffinatezza a sonorità che altrimenti risulterebbero molto semplici. Anche questo non è il caso, di nuovo, per fortuna. New Focus è un album che fonde stili e generi, e sì, a volte si va un pochino a crogiolare tra le braccia di papà jazz anche se le radici del sentimento che spinge la cantautrice a scrivere sono ben altre, e lo si sente chiaramente. Perché il jazz è come il nero: sta bene un po’ con tutto. In questo caso la sua presenza è cosa gradita, graditissima, in quanto il lavoro a livello strumentale è decisamente apprezzabile.

Stefania Patanè è un’artista siciliana e la Sicilia, in questo disco, si sente tutta. Arriva dura e decisa, tutta d’un pezzo, nonostante le contaminazioni siano tante. Ma è lo spirito che conta e lo spirito siculo non si fa intaccare facilmente. Questo disco è un insieme di elementi apparentemente sconnessi invece legati dal messaggio che la cantautrice vuole trasmettere, che però rimane un po’ nascosto. A partire dalla lingua utilizzata: l’italiano si fonde con l’inglese e il dialetto siciliano (quest’ultimo lo troviamo in quasi tutti i brani a conferma del fatto che è la radice che conta). Per arrivare poi ai vari generi e sottogeneri musicali: jazz, folk, world music, canzone d’autore. Ci si muove anche geograficamente nell’ascoltare questo disco: si ha spesso la sensazione del viaggio, quel misto di curiosità e paura accompagna passo passo. Ci muoviamo per lo più per luoghi caldi: la Sicilia, ovviamente, e poi l’Africa, gli Stati Uniti. Momenti quasi drammatici si alternano a forti esplosioni di energia, supportate da una ritmicità sempre interessante e a tratti sostenuta da una vocalità spesso strumentale. Alla fine, rimane qualche punto interrogativo su cosa esattamente la cantautrice ci stesse raccontando. La sua storia, ovviamente, una storia di radici e viaggi che però non centra il punto (quindi, il “New Focus” qual è?). In questo senso, forse, qualche velo in meno avrebbe regalato un’emozione in più. Unico brano interamente in italiano è Vai via, quasi a mettere distanza.

Tutti i brani, presi singolarmente, risultano interessanti e degni di nota. Apprezzatissimo il lavoro fatto con Mamma Lucia, brano strumentale di Pippo Caruso, con adattamento del testo di un anonimo siciliano, scritto e adattato dalla Patanè. Anche Chiddu ca nun viri, primo singolo dell’album, rimane un po’ nel cuore. Mentre l’unica vera e propria cover del disco, Nicuzza Duci, lascia qualche perplessità. Aspettiamo il prossimo lavoro della cantautrice nella speranza che si riveli ulteriormente, la curiosità c’è.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Stefania Patanè, Raffaele Abbate
  • Anno: 2020
  • Durata: 59:11
  • Etichetta: Orange Home Records

Elenco delle tracce

01. Combimbi
02. Stiddaluci
03. Cuntala
04. Mission
05. Chiddu ca nun viri
06. Grace and light
07. Nicuzza duci
08. Vai via
09. Mamma Lucia
10. What I feel

Brani migliori

  1. Chiddu ca nun viri
  2. Mamma Lucia
  3. Vai via

Musicisti

Stefania Patanè: Voce, Cori - Seby Burgio: Pianoforte, Basso synth, Tastiere, Cori - Francesco De Rubeis: Batteria, Percussioni, Cori
Ospiti: Kyungmi Lee (tracce 3,5,7,9): Violoncello - Enrico Bracco (tracce 2,3,6,8): Chitarre elettrica e classica, Cori - Javier Girotto (tracce 4,5,7): Sax baritono, Sax soprano, Flauti andini, Cori