Enrico Rava
Un’atmosfera
morbida e sinuosa, fortemente evocativa, un tono chiaroscurale, un dipanarsi
pacato ma non per questo rettilineo, anzi sempre sul filo dell’invenzione
all’impronta, avvolgono questo nuovo, attesissimo lavoro di Enrico Rava (settant’anni il prossimo
20 agosto: auguri fin d’ora), frutto di una seduta d’incisione agli Avatar
Studios di New York nel febbraio 2008. Si parte con Lulù, brano terso e meditabondo, di grosso appeal. Un carattere
analogo segna anche la prima delle due Improvisations,
entrambe a firma collettiva (tutto il resto si deve invece alla sola penna del
trombettista), venendosi già a delineare come elemento distintivo del lavoro,
anche a contatto col successivo Outsider,
più vivace e nervoso, ma sempre dall’alto di un nitido aplomb di fondo. Ben noto (e più volte inciso)
è poi Certi angoli segreti, fra i
temi più felici di Rava, col suo ampio respiro melodico, virato verso il tango.
Mark Turner, sax tenore dal timbro
scuro e vagamente impastato, si conferma
il contraltare ideale all’allusiva, ora sorniona, ora decisamente più
affermativa, tromba del leader. Sempre discreto, misurato Bollani, solido Grenadier,
inventivo e obliquo, mai ovvio, il “senatore” Paul Motian (di cui non pare neanche il caso di ricordare gli
illustri sodalizi con Bill Evans e Jarrett, fra i tanti). A loro in primis si
devono la libertà e l’apertura ritmica (che è anche molto coloristica) del
disco, fra i principali ingredienti della sua riuscita.
Segue il pacato, aereo Interiors
(altra vetta del cd), attraversato da un lirismo molto à la Rava: dolente, profondo, pastoso, elegante quanto coinvolgente. Lieve, quasi
uno scherzo, è poi Thank You, Come Again,
mentre nuovamente impalpabile e sospeso, senza un beat regolare né spazi
predefiniti (e come tale oltremodo affascinante), è Count Dracula, laddove Luna
urbana è invece un tango esplicito, come Rava ce ne ha regalati diversi. Di
nuovo condotta in assoluta souplesse, navigando mirabilmente a vista, la
seconda Improvisation senza rete. Clima
analogo, ma un minimo in più di movimento, in Lady Orlando, nonché nel conclusivo Blancasnow. Un disco, tirando le somme, che magari qualcuno potrà
trovare fin troppo unidirezionale, mentre proprio questo rigore, quest’estrema
coerenza atmosferica (che non vuol dire ripetitività), ne costituiscono il principale
motivo di fascino e riuscita. E, in qualche modo, di unicità.
01. Lulù
02. Improvisation I
03. Outsider
04. Certi angoli segreti
05. Interiors
06. Thank You, Come Again
07. Count Dracula
08. Luna urbana
09. Improvisation II
10. Lady Orlando
11. Blancasnow
Enrico Rava:
tromba
Mark Turner: sax
tenore
Stefano Bollani:
pianoforte
Larry Grenadier: contrabbasso
Paul Motian: batteria