Brigada Internazionale & Daniele Sepe
Qualche
“malalingua” potrebbe definire la Banda
Internazionale come la risposta meridionale alla celebratissima Orchestra
di Piazza Vittorio. E i due progetti hanno molto da spartire, onestamente. Seguendo
i passi dell’ensemble romano, anche Daniele
Sepe, sassofonista e poliedrico compositore partenopeo, ha messo in piedi
una formazione multietnica, accomunata dalla volontà di costruire un dialogo
fra mondi diversi, ovviamente attraverso la musica. Ma questo è solo il punto
di partenza di un progetto che, pur attingendo a piene mani da materiale
popolare e non, ha una maggiore coerenza musicale e un messaggio ben più
scolpito: la nota pubblicata nel coloratissimo digipack, la scelta della
copertina (tratta da un manifesto antifranchista spagnolo del 1937) e il brano Un’altra via d’uscita sono lì a
testimoniarlo.
Nostra patria è il mondo
intero
è soprattutto una festa itinerante che riesce a fare incontrare mondi
apparentemente lontani in modo sorprendente ed emozionante. Ad aprire il disco l’allegria
di Opa Zupa Zazazà, che, introdotto il
tema arabeggiante portante in versione techno, si apre a un arrangiamento in
salsa balcanica, con un cantato in slavo ancora carico di suggestioni
mediorientali. Dal Mediterraneo al Sud America con Asa Branca, con un malinconico prologo voce e chitarra, che
s’intreccia all’altrettanto malinconico samba Magalenha. Segue una versione funky
di Barbary Coast dei Weather Report,
dove a prevalere è un binomio sax-basso che definisce un groove caldo e
trascinante che va ad abbracciare anche la tunisina Ye ceraylesh. Si vola poi dall’Africa al Brasile, dal raggae
africano di Mbegel alle note di Luiz/Procissao, collegate da un ponte intercontinentale
di percussioni. Solo il tempo di una breve puntata a Cuba con la trascinante Saoco, poi ancora Brasile, dove si
sposano in un matrimonio imprevedibile le canzoni popolari Sanie cu Zurgalai, rumena, e Odolum,
brasiliana, per sbarcare infine nell’Argentina di Milonga, strumentale in cui domina l’allegro suono della quena.
A
chiudere il disco, un secondo omaggio ai Weather Report, con la stupenda Black Market di Joe Zawinul in una
versione più luminosa, che va a fondersi con il brano simbolo di questo disco, Un’altra via d’uscita, filastrocca
corale sul “mercato nero” vero, sulla catena senza fine che comincia sempre e
comunque con lo sfruttamento del cosiddetto Terzo Mondo: un brano dolceamaro e
dispettoso che, come ogni singola nota di questo disco, induce a riflettere
mentre si batte il piede.
01. Opa Zupa Zazazà
02. Asa Branca/Magalenha
03. Barbary Coast/ Ye Ceraylesh
04. Mbegel
05. Luiz / Procissao
06. Saoco
07. Sanie cu Zurgalai/ Odolum
08. Milonga de mis amores
09. Black Market / Un’altra via d’uscita
Doris Lavin:
voce (Cuba)
Monica
Georghe: voce (Romania)
Auli Kokko:
(Svezia)
Ismail
Niang: voce (Senegal)
Adnan Hozic:
chitarra e voce (Bosnia)
Arlen
Azevedo: chitarra e voce (Brasile)
Marzuk
Mejiri: Percussioni e voce (Tunisia)
Cruz Lemos
Edmilson “Carcarà”: percussioni (Brasile)
Roberto
Bastos: percussioni e voce (Brasile)
Roberto
Lagoa: percussioni e voce (Argentina)
Gianfranco
Campagnoli: tromba (Italia)
Roberto
Schiano: trombone (Italia)
Franco
Giaccia: chitarra elettrica (Italia)
Piero de
Asmundis: tastiere (Italia)
Gigi De
Rienzo: basso (Italia)
Enzo
Pinelli: batteria (Italia)
Daniele
Sepe: sax (Italia)