Un buon lavoro quello
dei
Mquestionmark che con “
One for All All for one” rendono il
senso della loro espressività artistica. Suoni
diretti e asciutti, senza fronzoli, ma capaci di suscitare la debita attenzione
da parte degli ascoltatori. Eppure, nonostante il primo brano,
I
Hate My Work, renda l’idea che ci si trovi di fronte ad un gruppo di
matrice hard, l’ascolto completo dell’album dà vita a gradevoli sorprese.
Sostenuto da una valida sezione ritmica, che ha nell’apporto del basso la
sostanza del suono, l’album si snoda in undici capitoli con lo sguardo che si
affaccia a differenti finestre/esperienze musicali.
Bomb in a Hand e
Dream
of Carrot, allargano lo sguardo verso i
Talking heads con un suono nervoso ed ipnotico al contempo.
My Friend
è un brano che sarebbe piaciuto al
David
Bowie del periodo berlinese, grazie all’eleganza dell’approccio alla
canzone.
Exhausted è pervaso dalla potenza del punk e dalle linee di
basso che ricordano la lezione dello
Sting
all’inizio della saga
Police. Queste similitudini, però, non sono da valutarsi
come elementi negativi: gli
Mquestionmark
rincorrono, con lo sguardo, esperienze di altri e leggendari artisti piuttosto
come elementi di confronto attraverso i quali sia possibile evidenziare il
coraggio di una proposta musicale certo non agevole da veicolare, sia per
l’assenza delle liriche in italiano che per il genere non particolarmente
“commerciale”. Ma questo, se vogliamo, potrebbe essere il punto di forza del
gruppo che, se opportunamente “testato” dal vivo, potrà affinare le proprie
capacità focalizzandole verso un progetto più ampio e duraturo.
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