La storia di Massimo Altomare è quella di un cantante raffinato che ha passato alcuni momenti importanti della musica italiana. Il sodalizio con Checco Loy ha visto la nascita di album come Lago di Vico (mt.507), forse troppo avanti per i tempi nei quali è stato pubblicato (1979), mentre Il grande ritmo dei treni neri (1988) con Ernesto de Pascale e Roberto Terzani lo vide protagonista di una stagione black, piuttosto rara per un solista del nostro paese.

Dopo tanti anni arriva un album di brani originali, che lo mostra anche come autore di gusto dovuto a un’esperienza non comune. In un’atmosfera anni ’70 vestita nello stile del XXI secolo ecco la forza melodica di brani come lo stesso Outing, Scusa per la lacrime, il ritmo divertente di Re di vie agitate e L’eterno fidanzato, l’ironia dei testo di Baby Boomer e di Hey Mina. Gli arrangiamenti sono essenziali ed eleganti per una serie di canzoni gradevoli che è ciò che vogliamo quando ascoltiamo un disco.

È soprattutto la voce di Altomare che non ha bisogno di effetti speciali per piacere e che mostra come oggi i cantanti autentici siano una razza in via di estinzione. Chiude il disco un brano recuperato dagli anni ’70 che racconta il mancato concerto di Lou Reed a Roma a causa dei lacrimogeni lanciati dalla polizia per le intemperanze del pubblico. Altri anni, turbolenti e vitali, in cui artisti come Altomare hanno tratto la forza per durare, e bene, fino a oggi.

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