I Fasti
Ovatta: il disco autoprodotto di esordio, dopo un EP nell’inverno 2009, dei Fasti esibisce e sciorina in dieci tracce uno shoegaze etereo, che si scioglie in beat elettronici lividi, volutamente algidi e meccanici, bassi di contrasto liquorosi e scuri come sangue, chitarre intrise di nuvolose malinconie post-rock, su cui si staglia la teatralizzazione straniante e atroce di storie-monologhi che rammentano i Massimo Volume, o, più di recente, gli Offlaga Disco Pax.
Tra arpeggi ossessivi e allo stesso tempo irreali, che paiono tra le corde di chitarra soffi di amara tristezza, e distorsioni dolorose come un (rim)pianto, che sale impetuoso come un soffocante nodo in gola, le canzoni del quartetto, nato sulle ceneri del progetto Seminole, raccontano gli orrori di un presente sventrato dell’anima: ecco allora nei loro testi lo stupro mediatico che viviseziona il privato (Hanno umiliato l’amore), la banalizzazione dei problemi nel linguaggio da oroscopo, “antiche”, vane tensioni sociali e “violenza civile”, l’alienazione del consumatore di prodotti/libretti di istruzioni (100°), in un tempo in cui «ci hanno fatto credere di essere liberi quando ci occupiamo di cazzate e intanto omologano i sogni, i bisogni e i pensieri» (Il primo Natale in famiglia).
A otto inediti seguono nell’album due versioni alternative dei brani dotati forse della forza espressiva più decisa e agghiacciante, le già citate Hanno umiliato l’amore e 100°, che si fanno ancora più spettrali tra alternative-dance convulsa e disco-punk spietatamente ansiogena, come i gridi d’allarme impliciti nelle inquietanti, realistiche narrazioni dei testi.
01. Due cose
02. Hanno umiliato l’amore
03. Mercy
04. Oroscopo
05. Nara
06. 100°
07. Asciutto
08. Il primo Natale in famiglia
09. Hanno umiliato l’amore (Sebastian Love rmx)
10. 100° (Omegaliquido version)
Rocco Brancucci: voce Andrea Granato: chitarra Francesco Bosi: basso, computer Roberto Bagaini: basso, computer, rivisitazione 10